lunedì 24 marzo 2014

Mancato Svincolo e Crisi di Coppia


"Cara suocera, per anni mi hai insignito del titolo di “figlia acquisita”. Mi hai accolto nella tua casa come un indesiderato ospite d’onore e invitato alla tua tavola imbandita come una mesta trovatella. Mi hai offerto le migliori pietanze del banchetto, quelle che tu ritenevi tali dall'alto della tua delirante e inesistente abilità culinaria e insignito per anni dei complimenti più falsamente lusinghieri. Hai contestato le mie opinioni solo perché non corrispondevano al tuo modo bigotto e sorpassato di leggere il mondo che ti circonda, riempiendo le nostre conversazioni di critiche e pregiudizi.   Ti sei spinta fino alle offese più gratuite, rivendicando il diritto di esprimere la propria opinione, ignara della differenza tra la libertà di espressione e la più basilare mancanza di rispetto. 
Ti rivolgo queste parole, chiedendoti di riservare da oggi in poi le tue ipocrite lusinghe e i tuoi patetici e anacronistici aforismi sulla vita per la prossima malcapitata che varcherà la soglia del tuo pericolante castello dorato. Ti chiedo anche di esonerarmi dall'onore di ricevere consigli di natura pseudo psicopedagogica su come allevare le mie figlie … ho avuto modo di conoscere a fondo la tua e ti garantisco che non hai fatto un buon lavoro! Piuttosto che rimuginare su come distruggere il matrimonio di tuo figlio, avresti potuto impiegare il tuo tempo ad organizzare quello della tua amata erede femminile: è cronologicamente più vicina alla menopausa che al menarca; con un po’ di impegno e un pizzico di fortuna, avresti potuto convincerla a volare fuori dal nido prima l’artrosi glielo impedisse.  Ti ringrazio infine per la preziosa eredità che il nostro rapporto mi ha lasciato. Conoscerti mi ha permesso di imparare le lezioni più importanti della mia vita, quelle che nessuna scuola e nessun manuale sarebbero mai stati in grado di impartirmi: quando l’amore non fa crescere, UCCIDE! Un figlio, quando esce dal nostro grembo, smette di essere “parte di noi” e diviene parte del mondo. Il compito di una madre è quello di fare in modo che entrambi, il figlio e il mondo, le siano siano grati di questo dono". Con estrema gratitudine. La tua ex nuora. (da una mail di Cinquantenne disillusa, assidua lettrice del blog)

IL MANCATO SVINCOLO DALLA FAMIGLIA DI ORIGINE

La formazione di una coppia è un processo molto complesso. Entrano in gioco numerosi fattori connessi alla personalità e alla storia individuale di ciascuno e non in ultimo, alle reciproche storie familiari. Quest’ultima variabile è costituita da un articolato insieme di aspettative, modelli, miti e credenze di cui ogni partner è portatore e pertanto gioca un ruolo di primo piano nella costituzione di una relazione amorosa.
Uno degli aspetti che in misura determinante influisce sulla formazione di una nuova coppia riguarda il mancato svincolo di uno dei partner (o di entrambi) dalla propria famiglia di origine.
Tale processo, che affonda le sue radici nell'adolescenza (nella cosiddetta fase di individuazione-differenziazione), ha un decorso graduale fino all'ingresso nella vita adulta e al raggiungimento dell’indipendenza economica (che nella società contemporanea sempre più spesso non coincidono). Le modalità con cui si attua questo processo hanno un’influenza (talvolta determinante) nelle scelte affettive future dell’individuo. Il mancato svincolo dal proprio nucleo familiare d’origine, non solo pregiudica il sano sviluppo emotivo del singolo, ma rappresenta un grave fattore di rischio per la formazione e il mantenimento delle sue relazioni affettive.
Affinché questo processo si sviluppi in modo equilibrato e abbia un esito felice, è determinante il ruolo rivestito dalla famiglia d’origine. Uno dei compiti dei genitori, fin dalle primissime fasi di sviluppo del bambino, è infatti quello di bilanciare la protezione (che inevitabilmente nella tenerissima età si sovrappone alla sostituzione: “faccio io al posto tuo”) con la spinta all'autonomia (che gradualmente, nelle fasi di sviluppo successivo si tramuta in comportamenti fondati sul messaggio “prova a farlo da solo, se non ci riesci ci sono io qui ad aiutarti"); questo compito, delicato e complesso nello stesso tempo è uno dei fattori più rilevanti per la costruzione, da parte del bambino del senso di sicurezza (quella che Bowlby definiva “base sicura”), per la formazione dell’autostima e, come si diceva sopra, per l’acquisizione dell’autonomia (“mi sento sicuro, posso affrontare il mondo”). 

Il mandato familiare

Il genitore che non è in grado di accettare che il figlio cresca è come se lo investisse di un “mandato familiare” vincolante e limitante. Tale mandato può assumere molteplici forme: in una famiglia altamente conflittuale il perdurare della presenza del figlio nel nucleo di origine può ad esempio essere funzionale ad impedire la separazione tra i coniugi; in un contesto in cui uno dei due genitori è venuto a mancare, invece, il ruolo affidato al figlio potrebbe essere quello di “vicario” del genitore assente o/e di figura consolatoria di quello ancora in vita.
In alcuni casi, può verificarsi una sorta di ribellione da parte del figlio "investito" di tale ruolo a tale mandato familiare: ribellione che talvolta si concretizza nella scelta di un partner diametralmente opposto a quello desiderato dal genitore. Una scelta di questo tipo talvolta è funzionale al mantenimento del conflitto in atto con la propria famiglia di origine. 
In casi opposti, di eccessiva dipendenza dal nucleo familiare, si può optare per una scelta affettiva consona al mandato familiare, arrivando a portare nella coppia copioni comportamentali simili a cartine di tornasole di quelli della coppia genitoriale. In casi estremi, la nuova coppia tende ad essere “fagocitata” nella famiglia di origine del partner non ancora svincolato, fino ad essere quasi “adottata” da questa.

Quando uno più uno fa tre

In casi come quelli rappresentati, di mancato svincolo, spesso si registrano dei “movimenti” da parte del sistema familiare finalizzati ad impedire in modo più o meno consapevole lo svincolo della prole (o anche di uno solo dei figli ovvero quello investito di tale mandato familiare). Di frequente, il genitore che non riesce a tollerare un progetto di autonomia del figlio, dimostrandosi incapace di gestire la propria frustrazione dinanzi al sentimento di abbandono e solitudine che ne deriva, attua comportamenti finalizzati (in modo più o meno consapevole) ad indurre sensi di colpa, spingendo il figlio a restare in famiglia nonostante l’acquisita indipendenza economica e/o la presenza di un partner. 
In casi estremi, il genitore arriva apertamente a criticare le scelte affettive del figlio e/o ad attaccare il partner scelto, fino ad intromettersi in modo attivo per interromperne la relazione. 
Anche laddove dovesse realizzarsi lo svincolo dal punto di vista fisico dal nucleo familiare originario, un sistema familiare di questo tipo, incapace di tollerare la separazione, può attuare una serie di comportamenti finalizzati a boicottarne la riuscita. 
Nei casi in cui l’uscita dal “nido” dovesse poi coincidere con la formazione di una nuova famiglia (nel caso di un matrimonio/convivenza del figlio), il genitore incapace di gestire questa delicata ma fisiologica fase del ciclo di vita, arriva ad attuare in modo più o meno consapevole comportamenti tali da creare attrito all'interno della coppia fino a generare vere e proprie situazioni di conflitto: invadenza, ingerenze, intromissioni(evidenti oppure attuate con meccanismi manipolativi).
Queste intrusioni “autorizzate e legittimate” possono comportare una grave minaccia alla stabilità della coppia: quando uno dei partner è ancorato in modo preminente al suo ruolo di figlio, rischia di compromettere quello di compagno (e di genitore o futuro tale).
Situazioni di questo tipo possono protrarsi per lungo tempo in condizioni di apparente accordo, generando sintomatologie più o meno gravi in uno dei partner (o nella prole) oppure possono scivolare gradualmente verso l’interruzione del rapporto (con modalità spesso altamente conflittuali).
Uno dei compiti fondamentali di una coppia è quella di costruire confini definiti che determinino in modo chiaro e inequivocabile la giusta distanza da entrambe le famiglie di origine. Quando questo compito fallisce, l’intervento professionale di un esperto può essere risolutivo per aiutare la coppia a rinegoziare alcune regole del proprio contratto implicito e/o il partner interessato a sciogliere i nodi della propria storia individuale che gli hanno reso difficile impedire ai propri familiari di entrare in competizione con il proprio partner. 

73 commenti:

  1. Cinquantenne disillusa25 marzo 2014 alle ore 11:42

    Vedo, dottoressa, che ha mantenuto la parola. L'articolo di oggi racconta il mio matrimonio! Quella lettera avrei dovuto scriverla a SUA madre! Credo che molto dipenda dai mariti nel frenare le intromissioni della propria famiglia, non vi è dubbio. Ma ha altrettanto ragione nel dire che le madri (o i padri) hanno il dovere di facilitare questo compito! Il suo blog diventa sempre più interessante! Lo vedo crescere dall'inizio. L'unico suggerimento che mi sentirei di dare è di sbarcare sui s.n.: da li è più facile seguire le nuove pubblicazioni.
    E poi sarebbe bello saperne di più di lei ... vista la passione per la scrittura, oltre al suo lavoro di psicologo ha scritto qualche libro, manuale ecc che si può trovare in giro?

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  2. Ciao e bentornata! Effettivamente la tua storia è stata un incentivo utile per scrivere questo post. Problemi di coppia (e separazioni) sempre più spesso sono causate da difficoltà di questo tipo. La lettera che dici avresti voluto indirizzare a SUA madre, come per i miei altri post rappresenta solo un modo per introdurre l'argomento in modo sintetico e "poco tecnico". Ho scelto questa forma per via dell'atavica rivalità tra nuore e suocere che ben si prestava al contenuto della lettera; in realtà, problemi di mancato svincolo dalla famiglia di origine interessano entrambi i sessi. Spesso è la donna a mantenere una relazione molto stretta con la propria madre, consentendole di intervenire in modo consistente anche nell'educazione dei figli, relegando al marito un ruolo secondario e periferico. In molti altri casi, sono i "suoceri" a rendersi protagonisti di ingerenze e intromissioni inopportune nelle scelte affettive dei figli. Sono contenta che da anni ti sia lasciata alle spalle questa esperienza negativa, anche se, come i tuoi commenti dimostrano, nonostante il trascorrere del tempo, permangono tracce, più o meno marcate, del dolore provato.
    Per quanto riguarda le mie pubblicazioni .. c'è solo questo blog... mentre Psiche Nessuno e Centomila è già sbarcato su fb con una fan page, dove oltre a questi post puoi trovare aforismi, citazioni e riflessioni personali.
    Grazie ancora per la tua attiva partecipazione al blog. A presto.

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  3. Mia moglie e sua madre sono una cosa sola. Non posso intervenire nell'educazione di mia figlia perché loro fanno squadra e mi trattano da estraneo. Anche mia figlia che ora ha 4 anni inizia a contraddirmi dicendo che il permesso di fare o non fare una cosa deve chiederla solo alla mamma o alla nonna. Non mi separo solo perché so che non me la farebbero più vedere e me la metterebbero contro. Ma non so fino a quando reggerò.

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    1. Ciao Andrea. Purtroppo dinamiche come quelle descritte hanno le peggiori ripercussioni proprio sui bambini.Non so quali strategie tu abbia già messo in atto per modificare la situazione (ovvero se abbia espresso il tuo disagio a tua moglie, se abbia cercato di limitare le ingerenze di tua suocera ecc) perché non ne fai cenno nel tuo commento. Posso solo dirti che è solo uno spreco di energie quello di ricercare la soluzione all'esterno della coppia: il cambiamento deve avvenire nella vostra relazione con una definizione nuova dei confini del vostro sistema familiare e, soprattutto una condivisione d'intenti rispetto all'educazione e alla crescita della vostra bambina. Ti propongo di leggere il mio ultimo post, sperando che possa darti ulteriori spunti di riflessione. Buona serata.

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  4. A casa mia uno più uno fa tre e il terzo incomodo è mio suocero. Il mio compagno lavora con lui e probabilmente questo non gli ha mai permesso di sentirsi veramente indipendente. Lui è un uomo burbero, autoritario che pretende di vedere l'estratto conto del figlio. Il mio compagno non riesce ad opporsi e lo giustifica. A furia di vederlo così "molle" sto perdendo, non dico l'amore, ma la stima verso di lui. Chi mi può aiutare?

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    1. Cinquantenne disillusa3 aprile 2014 alle ore 14:17

      Purtroppo cara, la colpa è sempre dei nostri mariti che non riescono ad avere il polso fermo. Io ci sono passata, anche se la carceriera era la suocera. Lui era soggiogato da sua madre e non vedeva altro. Tutto ciò che faceva era giusto, legittimo e fatto per il nostro bene. Ed infatti è finita con un bel divorzio e lui che è ritornato a dormire nella cameretta a casa di sua mamma, tra i peluche e la collezione di macchinine.

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  5. Faccio parte della folta schiera di nuore tristi e rinnegate. Sua madre è stata abile nel rovinare ogni evento della nostra famiglia, a partire dal giorno delle nozze in cui ebbe l'ardire di presentarsi con un lungo abito bianco! Per fortuna che a rendersi ridicola nel tempo ci ha pensato da sola senza bisogno che io parlassi male di lei a familiari e amici. Mio marito fa parte dell'altrettanta folta schiera di figli che "mai madre non lo fa di proposito; ti vuole bene come una figlia; te la prendi troppo; è anziana ... non sente ... non vede ... non capisce". Tutti gli alibi sono per sua madre, io sono sempre la moglie esagerata che "pretende" che la suocera non suoni al citofono più volte al giorno senza avvisare, che non sposti i miei soprammobili, che non contraddica le regole che do ai miei figli, che non mi critichi per quello che sto cucinando e che non controlli se ho spolverato o meno. So che è una situazione molto comune, ma ciò non mi consola e mi porta a perdere la stima per mio marito.

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    1. Anche mia suocera si presentò vestita di bianco il giorno del mio matrimonio. Sei in buona compagnia! Ma il top lo ha raggiunto quando è nata mia figlia, chiedendo all'ostetrica se potesse assistere al parto! Per fortuna glielo hanno impedito. Ha trascorso tutto il tempo in corridoio ripetendo "ma io sono la nonna"! Un incubo di donna!

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    2. La mia ex suocera non si è presentata vestita di bianco il giorno delle nozze! In compenso ha versato un bel bicchiere di vino rosso sul mio nel bel mezzo del ricevimento. Pensi possa competere con la tua? In bocca al lupo compagna di sventura! ;-)

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  6. Sto vivendo questa esperienza, con un marito che era consapevole del pericolo che i genitori, in particolare la madre, rappresentavano per la coppia, e si era dimostrato determinato ad arginarlo. Ma subito dopo il matrimonio il senso di colpa e la manipolazione psicologica cui è sottoposto da quando era piccolo lo hanno portato a proiettare su di me, sulla mia famiglia, perfino sui suoi amici, tutte le caratteristiche e i comportamenti negativi dei suoi, con la madre che ha messo in atto qualsiasi tentativo possibile per screditare tutto e tutti e riportarselo a casa. Non siamo nemmeno separati legalmente, ancora, e lei, approfittando del nostro trasloco (dovevamo lasciare la casa dove siamo stati per i primi tempi), si è già impadronita perfino della nostra cucina. Ho provato tutto, anche a convincerlo di consultare un terapeuta di coppia, un sacerdote, ma nulla funziona. E lui si atteggia anche a vittima, come se fossi stata io a volere la fine del matrimonio.

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    1. Scrivi che tuo marito era consapevole del pericolo che la famiglia d'origine rappresentava per la coppia. Purtroppo qualche volta questa consapevolezza da sola non basta. Soprattutto se non si coniuga con la consapevolezza della propria dipendenza dalle figure genitoriali e della personale difficoltà a svincolarsi da esse. Lui si atteggia a vittima perchè a suo modo sente di esserlo: è vittima della sua stessa difficoltà che non gli ha consentito di dare il proprio contributo per evitare che il matrimonio fallisse. Stabilire confini chiari e condivisi con l'esterno è uno dei compiti più delicati per una coppia; fallirvi può seriamente compromettere la solidità del rapporto, come la tua esperienza, tuo malgrado dimostra. Ti saluto con un grosso in bocca al lupo per la tua serenità futura!

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    2. cinquantenne disillusa26 luglio 2014 alle ore 12:34

      Cara anonima. Dicono di essere consapevoli ma di fronte alla mammina dimenticano pure il nostro volto. Come dice la dottoressa, essere consapevoli non basta, serve impegno sacrificio e desiderio di tenere unita la famiglia. Altrimenti come nel nostro caso, prendere due strade diverse è l'unica "strada" percorribile. Per me è stata una salvezza. Ti auguro altrettanto.

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    3. Ti capisco. Anche mio marito, ormai ex, si atteggiava a vittima, spalleggiato dalla madre che lo ammaestrava a suo piacimento giocando sui sensi di colpa! Film già visto. Buona fortuna

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    4. La cosa più brutta è proprio quando ti serti riversare addosso cose e colpe che non ti appartengono. Io non ho vissuto la tua esperienza per fortuna, ma mia madre si. Mio padre era come tuo marito e il loro matrimonio ha subito scossoni per tutta la vita, anche se mia madre per vergogna(erano altri tempi) non si è mai separata. Io da figlia ho dei pessimi ricordi e ancora oggi non riesco a non odiare mia nonna, nonostante non ci sia più da molti anni. Sono esperienze che segnano!

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    5. La madre era in competizione con tutti: cognate, consuocera, amiche del figlio, ma ovviamente, più di tutto, con me. Preferire un figlio separato e disoccupato, ma a casa con lei, alla veneranda età di 36 anni, piuttosto che saperlo sposato e con un lavoro, la dice lunga sulla mentalità di questa donna e sul tipo di problema che ho dovuto affrontare. Pensate sentirsi dire da un marito "il problema sono i miei genitori, ma non potendo eliminare loro, elimino te".

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    6. Cara Anonymous,
      a me risulta una storia "leggermente" diversa che penso sia il caso di raccontare:
      dopo due anni di fidanzamento sereno, dove finalmente avevi trovato una persona capace di offrirti amore e affetto incondizionato in grado di controbilanciare le vessazioni a cui eri sottoposta in casa da tua madre, è bastato un attimo di perplessità sul volto dei miei genitori, all'annuncio del nostro matrimonio, perché sia tu che i tuoi genitori, "come tu stessa hai confessato", smarriste per sempre la fiducia in me e nella mia famiglia di allora. Da quel momento, "come tu stessa hai confessato", sono iniziate le ingerenze dei tuoi genitori con tua madre in testa e tuo padre al seguito: tua madre, "come tu stessa hai sottolineato" ha portato allo sfinimento il direttore della sala ricevimento visto che voleva decidere lei perfino il condimento dell'insalata, così come con tua sorella e tuo cognato, altre sue vittime qualche anno prima, pretendeva di decidere la scelta delle liste delle nostre nozze, per non parlare della scelta del parroco, delle bomboniere, della tipologia di reportage del fotografo e degli addobbi floreali. Su questi ultimi sono stato anche rimproverato da te perché io, lo sposo, avevo addirittura chiesto di venire insieme a te e a tua madre a scegliere l'addobbo per il nostro matrimonio! E come non ricordare il fantastico episodio della consegna dell'anello di fidanzamento in cui tua madre ha voluto, davanti a tutti, controllare il grado di purezza del diamante incastonato oppure il suo sublime monologo contro di te e i tuoi difetti snocciolati alla mia presenza in casa tua mentre tu eri dal parrucchiere. Ma io tutto questo ( e non solo) lo avevo tranquillamente superato proprio perché non stavo certo sposando i tuoi genitori! Purtroppo tu, fin da subito, hai dimostrato intolleranza nei miei confronti mettendo in discussione tutto di me rimproverandomi addirittura di aver (riporto le tue testuali parole) "fatto il passo più lungo della gamba sposando te". Forse perché in quindici mesi di matrimonio non ti erano bastate due crociere di cui la seconda nelle capitali del nord Europa, le uscite sia nei fine settimana che infrasettimanali, i vestiti, i massaggi, la prospettiva di una casa più grande corredata di un cospicuo fondo per poterla ristrutturare con finiture di lusso o in alternativa venderla per acquistarne una nuova già pronta ma pretendevi anche il set completo di tende (che avremmo perso visto che in quella casa avremmo abitato per soli due anni) e subito una seconda auto per andare a lavorare entrambi nello stesso posto agli stessi orari ma separatamente (che fa più chic) visto che tu la mattina volevi dormire anziché andare a lavorare in orario. Per farla breve (per quanto possibile) trovavi ogni giorno il modo di rendere la vita coniugale un inferno condendo il tutto con una serie di falsità che hai continuato a spargere a piene mani prima e in seguito alla nostra separazione di fatto così come stai facendo anche in questo contesto in cui deliri riguardo alla sottrazione di una cucina (deve essere stato la notte in cui ho visto mia madre rientrare in casa vestita da Diabolik portando sulle spalle una cucina di 4 metri) dimenticando di dire che, tramite una lettera del tuo avvocato, mi hai intimato non solo di organizzare entro 8 giorni un incontro per discutere della separazione consensuale altrimenti avreste proceduto con la giudiziale ma anche di sgombrare la casa dei mobili acquistati da me e quindi appunto la cucina, l'armadio, il letto, il divano... Per concludere, vorrei chiederti, non ti è bastato prendere in giro me e quelli che hanno dato retta alle tue falsità seminate in giro a piene mani, vuoi prenderti gioco pure delle persone che scrivono in questo blog che sono vittime vere di problemi reali?

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    7. Non avrei voluto dover utilizzare questo spazio, del quale sono venuto a conoscenza per puro caso a seguito di un post di un'amica di mia moglie, ma sono mesi che io e la mia famiglia di origine siamo oggetto di meschinità e falsificazioni anche difronte alla presenza di documenti ufficiali che smentiscono nero su bianco quanto affermato in malafede. Mi sono visto costretto anche a menzionare persone alle quali comunque ho voluto bene (in primis i suoceri nonostante le lacrime che mia moglie ha dovuto versare a causa della madre) ma è dal famigerato annuncio di matrimonio che io e la mia famiglia di origine (ripeto come mia moglie stessa ha confessato) non siamo stati più degni di fiducia ma oggetto di critiche e insulti ad ogni buona occasione. A questo punto sarebbe stato meglio dire chiaramente che non c'erano più i presupposti per il matrimonio e non continuare covando rancore e rovinando la mia esistenza. La cosa assurda è che eravamo fatti l'uno per l'altra (io lo avevo capito subito) e addirittura ci piacevano pure le stesse cose! Ho investito tutto nel nostro rapporto, fin dai primi giorni di fidanzamento, e non mi riferisco ai soldi propri o dei genitori per comprare mobili piuttosto che organizzare il ricevimento ma a cose ben più alte come le scelte relative ad altri aspetti chiave della vita come l'opportunità di lavoro a cui avevo rinunciato nonostante l'ottima occasione offertami (posizione direzionale) solo per non allontanarmi da lei nonostante stessimo insieme solo da 3 mesi! Questa rinuncia ha poi purtroppo portato con se delle conseguenze nefaste ridimensionate comunque in seguito dall'intervento di mio suocero che mi ha offerto un lavoro. Scrivo anche queste cose per sottolineare il fatto che avevamo tutte le carte in regola per essere felici e nessun problema reale in grado di turbare la nostra serenità se non appunto quelli creati dalle ossessioni e dai conflitti mai risolti tra mia moglie e la sua famiglia di origine. Dovevamo solo camminare insieme mano nella mano ma ad un certo punto non ho sentito più la stretta, mi sono girato e mi sono accorto di essere rimasto da solo...

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    8. Caro amico di sventure anonimo. Purtroppo le donne spesso per l'atavica rivalità tra moglie e suocera leggono come invadenza e intromissione anche la semplice volontà di intervenire nella vita familiare del figlio maschio esprimendo un parere. il rapporto tra loro e le loro madri invece è sempre legittimo perchè è naturale che sia così. La loro madre può aiutarli nel rapporto con i figli perchè loro si sentono più sicure ad affidarli a loro (e non alle suocere come se non avessero anche loro cresciuto figli), la loro madre può venire a fare il bucato a casa nostra perchè non si imbarazzano a chiedere loro di lavare la biancheria intima, la loro madre può girare per casa a rassettare perchè conosce le abitudini igieniche della figlia a differenza delle suocere che vivono in una discarica. Io sono stata estromesso dal primo giorno dalla vita di mia figlia, vengo costantemente criticato davanti a lei e qualunque cosa dica io è sempre una stupidaggine. Non ho voce in capitolo neppure sulla sua educazione; non posso andare ai colloqui perchè mia moglie ci va con sua madre, non posso commentare se guarda troppa televisione perchè io sono sempre fuori casa (per lavoro,piccolo particolare) e quindi non so quanto è difficile gestirla tutto il giorno! A casa non faccio mancare nulla ma non viene apprezzato perchè è "mio dovere"!!
      Lo psicologo autore nell'articolo scrive "Queste intrusioni “autorizzate e legittimate” possono comportare una grave minaccia alla stabilità della coppia: quando uno dei partner è ancorato in modo preminente al suo ruolo di figlio, rischia di compromettere quello di compagno (e di genitore o futuro tale).". E' esattamente laa mia storia, sento che mi viene impedito di fare il padre come mi piacerebbe fare e di dare a mia figlia la famiglia che meriterebbe!

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    9. Caro Andrea, sono la moglie "incriminata" del post precedente, e posso dirti che, per quanto racconti, hai perfettamente ragione, nonché tutta la mia solidarietà. Disapprovo totalmente quelle donne che appena hanno figli perdono la testa, si sentono invasate, stringono la Santa Alleanza con la propria madre per l'accudimento dei pargoli e relegano il marito al ruolo di sconosciuto/bancomat. Sono donne che in futuro saranno probabilmente suocere invadenti, morbose, che giureranno odio eterno alla malcapitata nuora che osa portar via dal nido il loro bebè trentacinquenne, considerato un'appendice. Nel mio caso, le cose sono molto diverse. Mio marito scrive come se mi avesse trovato derelitta in mezzo a una strada e mi avesse mantenuta e sopportata concedendomi lussi e capricci. In realtà, se io e la mia famiglia non avessimo messo a disposizione casa, lavoro (e perfino l'automobile) noi non ci saremmo mai sposati. Lui aveva voluto addirittura anticipare il matrimonio di alcuni mesi rispetto alla data annunciata, perché temeva che i genitori creassero ulteriori problemi....altro che "sguardo perplesso". Certo, non è un bel ricordo per lui, e umanamente capisco che voglia rimuoverlo. Come ha rimosso dalla sua vita i propri testimoni di nozze, che erano testimoni anche di quel problema. Per questo gli ho suggerito la terapia di coppia, e incontri sacerdotali, visto che per lui era una priorità "il matrimonio cristiano". Non ha voluto, se non si "perdona mamma" il matrimonio non ha valore. Non so come altrimenti avrei dovuto perdonare questa signora che, malgrado tutto, ho continuato a visitare, invitare, portare in giro (anche mia mamma lo ha fatto, e non era tenuto). Certo, se poi ti senti minacciare con l'annullamento perché non vuoi trascorrere, da neosposina, l'ottavo weekend consecutivo coi suoceri, capisci bene che la serenità si perde. A volte, caro Andrea, l'ingerenza delle famiglie di origine non si limita ai consigli su come preparare il sugo di pomodoro, o alla richiesta di fare il pranzo di Natale insieme. L'autonomia dai genitori è mentale, prima che economica, e se da entrambi questi fronti siamo carenti, la moglie (o il marito, come nel tuo caso) può solo diventare una vittima, sui cui proiettare le colpe e sfogare i risentimenti accumulati da troppi anni passati a fare solo i figli. Non è questa la sede per entrare in dettagli da aula da tribunale, e mi scuso con l'autore del blog. Se sono qui è perché sono devastata, incapace di farmene una ragione,e cerco un sostegno morale, specie da parte di persone esperte, quello che avrei voluto facesse mio marito prima che si arrivasse a questo punto. Ma non potevo certo costringerlo. E il risultato è stato sentirmi dire "Il problema sono i miei genitori, ma non potendo eliminare loro, elimino te".

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    10. Io non ho incriminato nessuno, la ratio del mio intervento è stata solo quella di portare qualche goccia di verità nel mare di menzogne che racconti anche on line. Intanto, complimenti per la solita apertura corredata di frecciata contro l'oggetto della tua ossessione ossia la mamma morbosa del 35enne che vorrebbe il figlio in pianta stabile sul nido per sempre, da parte mia c'è tutta la solidarietà per questi sfortunati soggetti e ringrazio Dio per avermi risparmiato questa situazione. Per quanto riguarda il discorso di averti raccolta dalla strada non capisco da dove si evinca leggendo il mio primo post...mah! Andando oltre, alzo le mani per quanto riguarda il lavoro ma ti ricordo che la messa a disposizione temporanea della casa ha consentito esclusivamente di anticipare il matrimonio visto che casa mia, dove avevamo progettato di vivere, sarebbe stata pronta solo mesi dopo previa ristrutturazione per la quale era pronta anche una somma non indifferente. In merito ai testimoni di nozze, la presunta rimozione è avvenuta per il loro (soprattutto da parte di uno dei due) comportamento vergognoso sia come amici che appunto come testimoni e sai benissimo di cosa sto parlando. In merito al perdono, ti ho sempre spiegato che, tu puoi avercela quanto vuoi con i miei genitori, non è proprio l'ideale ma ti assicuro che si vive bene lo stesso visto che la mia nuova famiglia sei tu, quindi basta concentrarsi sulla crescita attuale e futura della coppia creando quella serenità che resiste a tutte le sfide che Dio ti manda e non certo sul continuo tentativo di affibbiarmi per forza patologie psicologiche legate al rapporto con i miei genitori e soprattutto mia madre che è diventata la tua ossessione per mezzo della quale trovavi il modo di avvelenare ogni giorno della nostra vita inserendola sempre e comunque in ogni situazione, anche se ad esempio mi macchiavo la camicia trovavi il modo di parlare di lei scadendo anche negli insulti pesanti! Infine, ritrovando ancora una volta la tua frase di chiusura, ti ricordo che anche ripetendo una bugia all'infinito, questa non diventa verità ma sempre bugia rimane!

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    11. Forse parlando insieme davanti a un terapeuta o a un sacerdote, come ho chiesto DISPERATAMENTE, invece che qui ad annoiare altri utenti, il problema sarebbe stato risolto. Quanto al concentrarsi sulla coppia, è quello che IO ho sempre voluto....sulla TUA casa, mi dispiace, ma non ho idea di quale casa tu stia parlando. Nel caso, ne parleremo in altra sede.

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    12. Mi ero dimenticata di aggiungere che magari la nuova famiglia fossi stata io, come scrivi qua....chissà perché allora io non ho mai voluto né separazione né annullamento, e invece l'altra parte sì. Sono i misteri della vita.

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    13. Esatto, che hai sempre voluto ma che eri troppo occupata dalla tua ossessione per cercare di impegnarti in tal senso. L'obiettivo del matrimonio per te era quello di trovare i difetti di tua suocera? Se ti fa star meglio, visto che i tuoi monologhi vertevano solo su questo, puoi pubblicarli sul blog così puoi fare a gara con gli altri utenti a chi ha la suocera peggiore. Per quanto riguarda la casa, mi fa piacere che tu sia in vena di battute ironiche, se vuoi ti invio il pdf con l'atto di proprietà esclusivo a mio nome (con tutto quello che ne consegue giuridicamente) che risale al lontano 1997 anno dal quale aspetta di essere abitata come casa coniugale oppure venduta per comprarne un'altra a nostro piacimento! Riguardo il discorso di annoiare altri utenti, penso dovresti usare la stessa filosofia anche nella vita reale dove invece, persone che sanno poco di te e nulla di noi, si ergono al ruolo di giudici prendendosi, come direbbe De Andrè, la briga e di certo il gusto di dare a te il consiglio giusto. Queste persone prendono a cuor leggero la smisurata responsabilità di intervenire in questioni così delicate come una crisi matrimoniale, nei confronti della quale se non si hanno parole riconcilianti, si abbia almeno il buon senso di tacere e al massimo raccogliere soltanto lo sfogo visto che solo noi due sappiamo come sono andate veramente le cose. Il resto sono solo alterazioni della realtà che si possono seminare in giro spacciandole per verità al fine di avere la consolazione da chi, godendo in cuor suo per le tue disgrazie, oggi sarà il primo a darti ragione e domani il primo a tradirti!

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    14. Cari “Anonimi”,
      ho letto con attenzione i vostri intensi e forbiti interventi. Le vostre parole, al di la dei toni graffianti usati per recuperare terreno, trasudano di sofferenza. Un dolore legato probabilmente ad un intenso sentimento di disillusione, alla caduta delle reciproche aspettative e alla devastante“rescissione” del vostro “contratto di coppia” che ha causato un terremoto nel vostro matrimonio. Leggendo le vostre reciproche recriminazioni, vi ho immaginato come due pistoleri all’interno di un saloon: piovono talmente tante pallottole da tutte le direzioni i che si rischia di diventare bersaglio delle proprie! La difficoltà di rinegoziare nuove soluzioni per gestire le prime difficoltà vi ha spinto a mettere in campo difese estreme che hanno creato una distanza immensa tra voi due; all’interno di questo ampio e confuso spazio che vi divide ci avete messo di tutto: la cucina di 4 metri, due automobili, i vostri testimoni di nozze, De Andrè e perfino la Santa Alleanza. In un disordine di tale portata, nessuno riuscirebbe ad avere le idee chiare e a intravedere una possibile via d’uscita. Solo riponendo le armi e facendo un po’ di pulizia di tutti gli inutili suppellettili impolverati (se ancora ve ne sono di integri!) potreste guardarvi dentro e capire quanto siete ancora disposti ad investire in un rapporto che mi sembra tutt’altro che concluso. L’apparente aggressività con cui vi parlate potrebbe diventare la forza motrice per mobilitare tutte le vostre energie e per cercare di riallacciare i nodi un po’ allentati di un legame evidentemente molto forte. In alternativa, potreste scoprire che siete pronti ad imboccare, a questo bivio cruciale delle vostre vite, la direzione opposta a quella dell’altro: ognuno si terrà la propria automobile, la propria casa, i propri ricordi e la “propria” verità e troverà il modo di elaborare il lutto che ogni separazione comporta. Il linguaggio forbito, lo stile comunicativo, la potenza delle immagini evocate dalle vostre parole, mi dicono che le risorse non vi mancano per nessuna delle due alternative. Se lo spazio da sgombrare dovesse essere così ricolmo da necessitare di una mano, potreste ancora tentare la strada della terapia di coppia. Affidarvi ad un professionista serio e competente potrebbe consentirvi di comunicare in modo efficace, di entrare in contatto con la parte emotiva ferita, di decidere quanto ancora abbiate voglia di (af)fidarvi uno dell’altro. Nel frattempo, sarebbe comunque consigliabile cercare punti di riferimento esterni alle rispettive famiglie (inevitabilmente incapaci di essere neutrali e di spingere verso una conciliazione) ed evitare “etichette” inopportune dietro le quali ho l’impressione che si nascondano solo i vostri disperati e inascoltati bisogni di ricevere conferme da parte del partner.
      Vi lascio due citazioni che a mio avviso ben sintetizzano il bivio davanti al quale vi trovate. Mi auguro che scegliate la strada che vi renda davvero felici.

      CONTINUA....

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    15. Vi lascio due citazioni che a mio avviso ben sintetizzano il bivio davanti al quale vi trovate. Mi auguro che scegliate la strada che vi renda davvero felici.In bocca al lupo!

      Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori. Uno con il quale ti sposerai o vivrai per sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme.
      E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre. Qualcuno con cui sei nato collegato, così collegato, che le forze della chimica scappano dalla ragione e ti impediranno sempre di raggiungere un finale felice. Fino a che un giorno smetterai di provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona che finirai per incontrare. Però ti assicuro che non passerà una sola notte senza aver bisogno di un altro suo bacio, o anche di discutere una volta in più. Tutti sanno di chi sto parlando, perché mentre stai leggendo queste righe, il suo nome ti è venuto in mente. Ti libererai di lui o di lei e smetterai di soffrire, finirai per incontrare la pace, però ti assicuro che non passerà un giorno in cui non desidererai che sia qui per disturbarti. Perché a volte si libera più energia discutendo con chi ami, che facendo l’amore con qualcuno che apprezzi.
      (Paulo Coelho)

      "Ti è mai venuto in mente che non fossimo destinati a stare insieme?"
      "No. Siamo destinati a stare insieme. Dobbiamo solo desiderarlo moltissimo."
      [Ann Brashares, Grande amore]

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    16. Gentile dottoressa, la ringrazio per il suo intervento. Io sono convinta che in simili casi la terapia di coppia sia una strada da intraprendere, indipendentemente da quello che può essere l'esito di una relazione. E infatti avevo pregato mio marito di considerare questa opportunità, ma ha rifiutato, forse perché crede che uno psicologo sia un giudice che deve stabilire chi ha torto e chi ha ragione. Io ho fatto e continuo tuttora a seguire un percorso di psicoterapia, e so che è un valido strumento per guardarsi dentro, mettersi in discussione e capire cosa dipende da noi e cosa possiamo cambiare, partendo da noi stessi. Ma è chiaro che bisogna farlo in due. Io credo che in questa confusione si siano intrufolate persone, cose, eventi e problemi esterni che si sarebbero potuti superare benissimo se mio marito avesse avuto il coraggio di guardarsi dentro e ammettere che chi "non aveva perdonato" qualcuno era proprio lui. Non dico che io non abbia responsabilità nell'accaduto, nel senso che avrei potuto affrontare direttamente io le persone in questione o essere meno disponibile con loro, per evitare di esplodere poi in casa. Proprio per questo ho cercato di suggerire altre soluzioni, ma era fondamentale che mi sentissi spalleggiata. Ci tengo a sottolineare che io non ho cacciato di casa nessuno, dovevo semplicemente lasciare un appartamento, cosa che lui sapeva benissimo. Io continuerò nel mio percorso di terapia, perché so che le cose negate, non affrontate, tenute dentro e poi proiettate fuori su altre persone, in altri tempi e luoghi,diventano mostri pericolosi, che distruggono noi stessi e tutto ciò che amiamo

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    17. Intanto ringrazio la dottoressa per il suo contributo, le sue citazioni (la seconda fa sorridere, la prima fa riflettere) e per aver colto il punto ossia il fatto di esserci letteralmente sbranati e di averlo fatto meglio (ossia peggio) dei piranha i quali una volta arrivati all'osso si fermano mentre noi siamo stati in grado anche di iniziare a rosicchiare! Riguardo al percorso psicoterapeutico, devo dire che, quello intrapreso da mia moglie, avrebbe scoraggiato anche il più impavido dei condottieri visti gli effetti peggiorativi che ha avuto sul suo modo di affrontare la vita di coppia... in merito al discorso del perdono, in realtà l'accento deve essere posto più che altro sulla possibilità di poter contare ciecamente su alcune persone nella propria vita: fino a un certo punto sui propri genitori e in seguito, almeno nel mio caso, sulla propria moglie. A questo aggiungo che, conoscendo come si suol dire "i miei anzi i suoi polli (in senso buono ovviamente)", sapevo che la mancata esultanza durante l'annuncio a sorpresa del matrimonio, me l'avrebbero fatta pagare cara e infatti...Per il resto bisognava semplicemente applicare il consiglio di un ottimo parroco presso il quale avevamo seguito un percorso sui dieci comandamenti che prevedeva, per il quarto (onora tuo padre e tua madre), una santa giaculatoria che possiamo sintetizzare in (perdonate la licenza) "sti c...i" ! Questo per dire che, se ci mettiamo con il fucile spianato a fare l'analisi logica e grammaticale di quello che dice un genitore, un fratello, un amico o la famosa suocera finiamo nella situazione del, per dirla alla Jim Morrison, "nessuno uscirà vivo di qui"! E allora, che si tratti di voler decidere la lista nozze piuttosto che proporre di fare la marmellata a casa tua, c'è una soluzione comune a problemi diversi...la santa giaculatoria di cui sopra!

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    18. A me nessuno ha mai chiesto scusa, se la logica deve essere "tu sopporta e basta, anche venti volte all'anno", dovrebbe essere applicata anche a parti inverse. Comunque mi pare chiara, come al solito, la volontà di accusare me e basta, non mettersi mai in discussione, fare a gara su chi ha la madre peggiore e basta. In ogni caso, io mi sono ritrovata senza un marito a causa di un trasloco, mentre due anni prima, proprio per non fargli pagare le conseguenze del famoso annuncio, la mia disponibilità l'ho data, qua invece da quattro anni si parla di una fantomatica casa, di cui a nessuno interessa, ma che doveva essere la meta ultima in base a cui organizzare tutto. Se a distanza di tanto tempo questa casa non è mai stata messa a disposizione, non credo sia anche quella colpa mia. Quanto alla mia terapia, ci sono tanti validi psicoanalisti in giro: se uno/a non piace, si può cercarne un altro. Se c'è la volontà, le cose si fanno. Come le ho fatte io. Se manca quella, si può dire quello che si vuole e parlare dietro un blog quanto si vuole: alla fine quello che contano sono i fatti.

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    19. Sopportare dici, vediamo cosa: forse ti riferisci alle assurdità che partorisci e che trovano consenso giusto da parte di qualcuno che, per esorcizzare le numerose delusioni della sua vita, ha pensato bene di dedicarsi a te sfogandosi magari su qualcosa che evidentemente covava da troppo tempo? Ti ho sempre detto che non viviamo a New York e che, nella nostra città, se due entrano in un bar a sparlare di un terzo, quasi sicuramente c'è un amico di quest'ultimo che va a riferirgli tutto! Il fango che stai spargendo in giro, contiene tali e tante assurdità che si fatica a credere che qualcuno dotato di logica possa prenderle sul serio. Vediamo qualche esempio: dici che i miei genitori e soprattutto mia madre (da questo punto in poi la chiameremo per comodità "la tua ossessione") avrebbero caldeggiato la nostra separazione per soldi...quali soldi, quelli che sto perdendo per aver rassegnato le dimissioni (e quindi senza sussidio per la disoccupazione) oppure quelli della pensione da 1.000 euro di mio padre che adesso ha nuovamente il figlio a carico o magari quelli che sono stati spesi per il trasloco e lo stoccaggio dei mobili o forse quelli per la parcella dell'avvocato? A te la scelta! Vediamone un'altra: secondo te in questo momento "la tua ossessione" starebbe cantando vittoria per il risultato ottenuto, certo perché è il sogno di ogni madre vedersi recapitare il figlio a casa a 36 anni, disoccupato e con una causa di separazione in atto...ah ma forse ti riferisci ad un'altra tua perla secondo la quale sarebbe stata "la tua ossessione" che, come è noto, forte di una laurea "summa cum laude" in giurisprudenza con una tesi in diritto civile e di un PhD in diritto amministrativo, avrebbe dettato le strategie giuridiche alle quali il mio avvocato rotale, pagato da me, si sarebbe assoggettato di buon grado dinanzi a cotanta regina del foro! Ma non facciamoci mancare nulla e arriviamo al clou dell'assurdità (verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere): "la tua ossessione" se ne starebbe tronfia a godersi la nostra cucina...e certo perché chi vuole una cucina nuova, non va in negozio a comprarsela, troppo banale, piuttosto aspetta che si sposi il figlio, gli compra una cucina, fa di tutto per farlo separare, aspetta che l'avvocato della moglie gli scriva per intimarlo di liberare la casa dai mobili acquistati dai genitori, si accolla le spese di trasloco e stoccaggio prima e di adattamento poi e finalmente si gode la cucina nuova (anzi in realtà un po' usata ma non fa nulla)! Mi pare che il ragionamento non faccia una piega! Forse da piccola ti hanno raccontato troppe volte la favola di Cappuccetto Rosso, dove il lupo, invece di mangiarsi subito la bambina incontrata nel bosco, pensa bene di inscenare una sceneggiata degna della migliore tradizione napoletana, per cui corre a casa della nonna, se la mangia, si traveste da lei (si sa i lupi sono sarti provetti), risponde a tutte le domande intelligenti di Cappuccetto Rosso e solo alla fine finalmente se la mangia! Ora io mi chiedo come sia stato possibile che, alla luce ti tali assurdità che mortificano il più comune senso della logica (Aristotele non sa più come rivoltarsi nella tomba), i tuoi interlocutori, a meno che tu non abbia alterato la realtà, abbiano assecondato tutto ciò anziché gridare in coro: "levateje er vino"! E allora, visto che in questi casi, come si suol dire: "o ci sono o ci fanno", non sarebbe stato meglio parlare con me (attenzione ho detto parlare e non recitare i capi di accusa) invece di rivolgerti a tutto il resto del mondo dove purtroppo, questo te lo riconosco, hai avuto la sfortuna, sia prima che dopo, di trovare persone che, legittimate da non si sa che cosa, si sono sentite, come direbbe ancora una volta De Andrè, "arbitri in terra del bene e del male" e si sono presentate con la verità in tasca, la soluzione in mano e la dignità sotto i piedi!

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    20. Io credo che l'ultimo post si commenti da solo. Parlo con un muro. Ringrazio la dottoressa e gli utenti del blog per i consigli e anche la pazienza.

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    21. Semmai è vero il contrario, pensa a come mi sono dovuto sentire io quando esternalizzavi tali contenuti! Consentimi comunque di contare sul fatto che, queste persone, dalla vita già alquanto miserabile, possano un giorno essere ripagati dalla stessa moneta che oggi stanno spendendo, solo allora, forse, capiranno il male che hanno gratuitamente perpetrato, della serie, come diceva il grande Totò: “quello che vuoi per me, il doppio lo auguro a te!” Per il resto posso condividere con te Il fatto che il mio ultimo post assomigli più ad un canovaccio degno del cosiddetto teatro dell'assurdo che a una situazione reale, tuttavia, ci sono casi in cui è la realtà che supera la fantasia. Che altro dire, per rimanere nell'ambito dell'assurdo, se non che stavamo aspettando entrambi Godot ma, come da copione, non è arrivato nessuno mentre noi, come due bravi Vladimir ed Estragon,, abbiamo prima deciso di andare per poi rimanere, a diverso titolo, fermi dove eravamo...

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    22. Cinquantenne disillusa1 settembre 2014 alle ore 15:32

      @ANONIMA
      Come ho raccontato più volte in questo blog che seguo dalla sua nascita, ho alle spalle una spiacevole separazione per incapacità (anche mia lo riconosco oggi) di gestire il ruolo assolutamente negativo di mia suocera sul nostro matrimonio. Anche mio marito mi accusava di tutti i mali del mondo e dopo la separazione anche lui se l'è presa con i miei genitori, con i miei amici, persino con il parroco, complici tutti di un complotto a suo danno per farci separare e fare la parte del lupo cattivo (come se io non fossi in grado di pensare da sola!). Anche lui credeva alle chiacchiere da bar, non pensando che chi gli riferiva le cose (vere o false che fossero) a sua volta non voleva contribuire alla nostra conciliazione.Mi sono salvata quando ho deciso di smettere di lottare contro i mulini al vento.Posso capire come ti senti... al tuo posto avrei voluto sentirmi dire " Ma che te ne importa della cucina? lasciamola alla vecchietta di mia madre che si trastulla con i suoi piatti preferiti! Noi riprendiamo il percorso interrotto: io, te, un fornelletto da campeggio e la buona volontà reciproca di non commettere gli stessi errori! Buona fortuna cara!

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    23. Cara Cinquantenne disillusa,

      mi rendo conto che la sua storia le possa sembrare simile a quella di mia moglie ma le assicuro che non è proprio così e anzi approfitto del suo intervento per alcuni chiarimenti. Intanto sarebbe quanto mai superficiale da parte mia pensare che la colpa di tutto sia semplicemente di qualcuno esterno alla coppia (vorrei che questo fosse chiaro), tuttavia, non posso non considerare l'effetto negativo di alcune persone, che si sono avvicendate a vario titolo e in tempi diversi, le quali, in un nostro momento di debolezza, invece di tendere la mano, hanno pensato bene di spingere mia moglie nel burrone mentre, in questi casi, a mio parere, bisognerebbe o astenersi, oppure essere mediatori di riconciliazione e non certo di separazione! Riguardo le mie "accuse", le assicuro che sono solo delle risposte a mesi e mesi di fucile spianato in cui è stato messo in discussione tutto di me infatti, citando una frase del film "Il Divo" di Paolo Sorrentino: "A parte le guerre puniche, sono stato accusato di tutto!" soprattutto, di aver annullato la mia volontà a favore di qualcuno (lascio alla sua fantasia l'identità del burattinaio) che muoveva i miei fili a suo piacimento, proprio come sarebbe successo a lei che giustamente ha scritto una frase che mi ha molto colpito e di cui la ringrazio: "(come se io non fossi in grado di pensare da sola!)". Sappia che su questo aspetto le sono particolarmente vicino, so cosa si prova ad essere accusati di qualcosa di così lontano dal nostro modo di essere. In merito alle chiacchiere da bar, le assicuro che ho sempre posto dei filtri rigidissimi prendendo per buone solo quelle palesemente inattaccabili. Le faccio un esempio (anche se non è semplice senza usare i nomi): se mi viene riferita un precisa informazione in possesso solo di alcune persone (che dunque il soggetto riferente non può in alcun modo conoscere) e una di queste, guarda caso, in quel momento sta frequentando assiduamente mia moglie, è facile capire chi sia la fonte ossia la persona che, invece di tacere, assurge al ruolo di Salomone dei poveri riportando inutilità in grado solo di increspare ulteriormente le acque. Infine, tornando alla cucina, non c'era alcun bisogno del fornelletto da campeggio visto che, alla luce di una mia idea, ho preso precisi accordi con i miei genitori (anche se per mia moglie sono sempre promesse da marinaio): visto che la cucina non sarebbe entrata tutta in una parete della casa dove saremmo andati ad abitare e vista l'antieconomicità dell'affitto di un magazzino dove depositarla fino a fine anno, i miei avrebbero regalato ad una onlus la loro cucina completa di tutto (vecchia ma perfettamente funzionante), si sarebbero accollati i costi di trascolo e di un minimo di adattamento della nostra cucina e ci avrebbero regalato una nuova di zecca personalizzata sulle misure dell'altra casa e dotata questa volta di un'isola (un mio vecchio sogno e non solo il mio ovviamente). Non avendo a disposizione lo spazio necessario per tenerla smontata in soffitta o in garage e dovendo tenere sgombra l'altra casa per poterla ristrutturare, mi è sembrata la soluzione migliore in vista del nostro futuro... Come può vedere, il comun denominatore di tutto ciò è la fiducia che purtroppo è venuta a mancare e mentre per quella nei confronti dei miei genitori applico la santa giaculatoria di cui sopra, a quella riservata a me, ossia al marito, mi perdoni, ma ci tengo!

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    24. Scusami, ma a me nessuno ha mai detto che i tuoi ci avrebbero ricomprato la cucina, avete parlato solo di fare valutare i quadri regalati dai miei amici e parenti per capire a chi spettassero, di questa storia dell'isola non so nulla. Se la stai raccontando qui per fare bella figura, è un altro paio di maniche. Io non posso leggere nel pensiero tuo o dei tuoi genitori, vedo solo i fatti.E comunque, ha ragione Cinquantenne disillusa: a me come moglie, non importa nulla di una cucina, di una crociera, di tende o macchine (sai benissimo anche questo), mi importa di avere accanto una persona che mi ama, che non minaccia l'annullamento al primo litigio, che mette per priorità lo stare insieme e non la caccia al colpevole per capire chi ha voluto separarci. Non ci hanno separato gli amici, o i vicini, e in fin dei conti nemmeno tua madre, nessuno aveva questo potere: solo tu, che non hai avuto il coraggio di restarmi accanto.

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    25. Intanto mi manca il nesso logico tra la valutazione dei quadri e l'individuazione del soggetto ricevente, come funziona, se valgono molto spettano a te e se valgono poco a me o viceversa? Comunque, se tra un insulto e l'altro mi avessi ascoltato, forse adesso non cadresti dalle nuvole riguardo la mia idea, ripeto la mia idea (lo so che non te lo aspettavi ma anche io cogito). Puoi verificare il tutto con il coproprietario del mobilificio che ci ha fornito la cucina e che inizialmente si sarebbe dovuto occupare del trasloco, il quale era stato informato da me di questi passaggi e insieme alla moglie si era complimentato per l'ottima pensata! Per quanto riguarda la caccia al colpevole, ripeto per l'ennesima volta (spero sia l'ultima), che il mio sfogo vuole essere solo la risposta a un'esigenza che sento sempre molto preponderante: quella di ristabilire ogni tanto la verità! Parlando adesso di coraggio voglio invitarti ad analizzare bene, ma veramente bene la situazione, chissà che in un momento di lucidità tu non riesca a capire che ci è voluto molto più coraggio a separarmi da te che non a rimanerti accanto soprattutto dopo aver subito per ben due volte le parole che nemmeno un fidanzatino, figuriamoci un marito, vorrebbe mai ascoltare: "Non ti amo più!"

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    26. Al di là del coproprietario del mobilificio,persona che conosco anche io e che non mi passa per la testa di andare a disturbare, perché semmai le cose avresti dovuto dirmele tu di persona; al di là del fatto se l'idea è stata tua, di tua madre o di altri, al di là delle cucine e delle cose materiali che grazie a Dio si ricomprano e si sostituiscono, mentre i sentimenti e le persone no, ti chiedo: ma solo a te è concesso sfogarti, avere intemperanze verbali ed essere perdonato, mentre gli altri non hanno mai diritto a perdere la calma e a mostrarsi delusi? Domanda due: perché prima pretendi mettere in mezzo gli avvocati e dopo senti l'esigenza di ristabilire la verità? In un matrimonio dovrebbe funzionare al contrario.In un matrimonio cristiano, poi, come quello che volevi anche tu, gli avvocati entrano in mezzo proprio di fronte a veri crimini, non quando c'è l'esigenza di traslocare e trovare un nuovo alloggio, fosse pure una tenda, avendone tra l'altro due, uno ciascuno, a disposizione. Io ho scritto su questo blog per trovare un sostegno morale, per capire perché mi sono ritrovata in questa situazione e non impazzire, non certo per diffondere calunnie, visto che qui nessuno ci conosce e a nessuno interessa il nostro caso specifico, se non in quanto pertinente all'argomento trattato. E' inutile scagionarsi qui, non si fanno processi in questa sede. Domanda tre: a te interessava salvare il matrimonio o lasciare che andasse a rotoli addossando a me la colpa, così potevi toglierti un problema, purché il mondo sapesse che non era colpa di tua madre?

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    27. Risposta a domanda 1):
      mi pare che finora tu sia stata la sola di noi due a esserti sfogata con chiunque ti capitasse a tiro in tutte le ore del giorno e della notte, mancava solo che costituissi i "circoli dello sfogo e del taglia e cuci" con sedi in tutto il mondo aperti H24 7 giorni su 7!
      Risposta domanda 2):
      se ben ricordi, l'avvocato è stato interpellato solo per un ruolo di consulenza relativo alla classificazione giuridica di alcune voci di costo, poi qualcuno, per dirla alla Gianni Morandi, ricevette una lettera...
      Risposta domanda 3):
      il nostro matrimonio non aveva bisogno di essere salvato perché oggettivamente non c'erano problemi tali da poterlo compromettere se non quelli creati dalla propria testa, che poi sono quelli più pericolosi perché, in presenza di un problema reale, almeno il nemico lo vedi mentre, nell'altro caso, corri a fari spenti in una notte senza stelle!

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    28. Bene, mi fa piacere che tu ammetta che il matrimonio non aveva problemi tali da dover essere salvato, almeno vuol dire, che anche se a distanza di qualche mese, siamo sulla stessa linea di pensiero. L'avvocato mi hai costretto a chiamarlo tu, perché minacciavi di non lasciare la casa da cui io dovevo traslocare (e dove difatti non abito più nemmeno io, quindi non sei stato cacciato), e non mi hai lasciato altra scelta. Gli sfoghi li abbiamo fatti tutti e due, forse sbagliando, forse perché non trovavamo altra maniera di comunicare: si sbaglia sempre in due. I problemi che tu vedi SOLO nella mia testa sono anche nella tua, perché onestamente l'invadenza C'ERA, probabilmente avevamo modi diversi di affrontarla. Non è la fine del mondo, si è sempre in tempo per confrontarsi e rinegoziare le soluzioni....certo, se al quinto mese di matrimonio minacci L'ANNULLAMENTO per futili motivi non so come tu possa pensare che io resti calma, mi senta tranquilla, protetta e amata. Per questo TUTTI, me compresa, avevamo suggerito di approfittare di questo trasloco per prendere una pausa, parlare, vederci in ufficio (da cui tu hai dato le dimissioni senza motivo) e poi decidere con calma dove andare ad abitare. Hai rifiutato tu, volevi prima la lettera dell'avvocato e farneticavi di mie possibili denunce contro di te per abbandono del tetto. Che alternative mi hai dato? Ti ho detto che per me andava bene trasferirci in casa tua e mi hai detto no perché non vado d'accordo con tua madre; ti ho allora proposto l'ultima spiaggia, ossia l'altra mia casa, e hai detto no anche a quella, perché con "l'ossessione di tua madre" era inutile continuare a stare insieme. Io non ho potuto fare altro che ammettere la mia sconfitta, non volevi stare con me: anzi, se IO avessi voluto la separazione in fretta e furia, stai sicuro che non avrei aspettato settembre.

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    29. Mha! Sarà che non ho "fatto le scuole alte" ma alcune cose non le capisco proprio. Le difficoltà ci sono in tutti i matrimoni, così come le suocere (e le mamme) da che mondo e mondo si sono intromesse negli affari di figli, generi e nuore. Basta capire quando dare retta, quando bloccare i consigli e quando dire apertamente che non devono mettere bocca. E bisogna FARLO INSIEME: Il problema sta tutto qui: si vuole stare insieme o no? Tua moglie la vuoi, ami tuo marito? Bisognerebbe farsi queste domande e darsi le risposte! C'è troppa gente in questo matrimonio: in un matrimonio due persone sono già troppe; il vostro è decisamente affollato. Mi auguro prenderete con affetto "la strigliata"...

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    30. Concordo con te X1968, l'importante è non mettere mai in discussione la voglia di stare insieme. E onestamente non pretendevo che mio marito facesse l'arbitro di calcio, sempre col cartellino giallo o rosso da mostrare alla madre invadente (invadente di fatto, non per fantasie mie). Gli avevo anche detto che senza litigi o sceneggiate, bastava accettasse (lui, non lei, chi se ne frega di quello che pensa o vuole lei, sono stata fin troppo gentile e disponibile con persone che in fondo per me erano estranei) che io mi sarei fatta vedere solo una volta ogni tanto, giusto per quieto vivere. Quello che non accetto è che la nostra vita debba dipendere dagli umori, dalle decisioni, dai soldi e dall'intrattenimento dei suoceri. Se mio marito avesse detto anche solo una volta "E' vero, mia madre è seccante, hai ragione, aiutami tu a trovare un modo per farglielo capire" o almeno "Sopportiamola insieme, l'importante siamo noi" me ne sarei infischiata altamente di quello che diceva lei, lasciamola dire e lasciamola fare. Certo non potevo litigarci anche io, anche perché si tratta di una donna assolutamente non votata al dialogo. Chiedevo solo di essere lasciata tranquilla. Se si ama un marito o una moglie, se ci si vuole davvero stare insieme, non è difficile trovare un modo, anche diplomatico, per lasciare le persone che si intromettono fuori dai piedi. Io lo avevo trovato, lui no, non voleva.

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    31. X1968, se ho ben capito, sottolinea un aspetto importante e cioè che è inutile stracciarsi le vesti difronte a cose di cui hanno esperienza la maggior parte delle coppie, in altre parole, la "famiglia del mulino bianco" è una cosa, la realtà di tutti i giorni è un'altra! Per il resto, devo amaramente constatare, ancora una volta, che i tentativi di ribaltare la realtà, raggiungono livelli sempre più elevati: "L'avvocato mi hai costretto a chiamarlo tu, perché minacciavi di non lasciare la casa da cui io dovevo traslocare" non si può sentire! E' davvero meschino dire questo proprio a me che appena saputo del meraviglioso motivo per cui nei mesi successivi avremmo dovuto lasciare libera la casa ho immediatamente detto (e scritto) che in 15 giorni avremmo liberato tutto, che ho subito contattato il mobilificio per programmare il trasloco e che a stretto giro ho fisicamente iniziato a svuotare i mobili! Ecco, ancora una volta, trattato come se si avesse a che fare con un poco di buono!

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    32. E allora me lo sono inventata, secondo te? Tu volevi la SEPARAZIONE, i mobili ce li avrebbero messi in deposito e lo sai benissimo. Tu hai detto che facevi saltare tutto se non ti davo la consensuale! Tu non volevi né trasferirti in casa mia, nè in casa tua! Volevi solo la separazione, o meglio l'annullamento! Due mesi dopo sto maledetto trasloco pressavi perchè ti firmassi un accordo di consensuale, ho dovuto chiederti di lasciarmi almeno per l'estate in pace! Io stavo male, ho affrontato in due mesi una separazione, un trasloco, e contemporaneamente dovevo lavorare! Mi sono venuti tanti di quei capelli bianchi che il parrucchiere mi ha chiesto se avessi avuto un lutto. Sei sparito, non mi hai più cercato, non hai voluto parlare né con me né coi miei amici, volevi solo la separazione legale e il resto dei beni. Puoi davvero negarlo?

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    33. E comunque non è questa la sede per discutere di fatti così privati, mi sento di abusare dello spazio della dottoressa e degli altri utenti e non è corretto. Ne parleremo di persona.

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    34. Cinquantenne disillusa2 settembre 2014 alle ore 18:06

      @ ANONIMA
      Sarà che la vita mi ha fortificato così tanto da diventare quasi cinica dopo la fine della mia storia (come ho appena scritto nel commento dell'articolo di oggi della dottoressa), ma tuo marito continua a ricordarmi il mio: anche lui parlava con frasi fatte e rispondeva alle mie argomentazioni sul bisogno di essere amata e rassicurata con prove materiali della sua voglia di stare con me. Ora ha ripropsto la storia della cucina nuova di zecca; forse non cogliendo la mia metafora del fornello da campeggio. Anch'io ricordo che desideravo sentirmi dire che lui voleva stare con me, mentre ricevevo risposte completamente diverse. Una donna ha bisogno di sentirsi rassicurata e madre. Io non gli ho mai chiesto di rompere i rapporti con la madre, ma volevo sentirlo indipendentemente e capace di gestire INSIEME a me le cose che faceva (di tutto cara, credimi, di tutto!). Ma lui aveva sempre una giustificazione per tutte le sue cose e mai una parola d'affetto per me!

      @X1968
      Ti ho appena risposto al commento che hai scritto sotto l'ultimo articolo di oggi. Ho appena letto quello che hai lasciato qui e ti condivido ancora una volta. Io ho amato mio marito come nessun altro, avrei solo voluto sentirmi dire che per lui era lo stesso e che CON ME voleva trovare una soluzione ai nostri problemi. Come dice la dottoressa "si trattava di rifare il contratto di coppia"... con condizioni che stavano bene a tutte due! Doveva andare così... anche se quando ci ripenso mi capita di sentire ancora rabbia! Io avevo investito tutto in quel rapporto e lui non ci ha messo due volte a tornara da mamma (dove sta tuttora nella sua cameretta da bambino come ho già scritto altre volte!)

      @ANDREA
      Ho letto altri tuoi commenti nei mesi scorsi ma questa volta voglio risponderti: scrivi sempre le stesse cose, come se le cose potessero cambiare magicamente per l'intervento di un mago! Non essere così passivo! capisco che hai una figlia e la situazione in questi casi è molto più delicata, ma fai l'uomo. Così come un uomo secondo me non deve lasciarsi soggiogare dalla madre, non deve farlo neppure con la moglie! Coraggio: parla a tua moglie, magari se ti vede più rigido ti apprezza anche di più. Mi ha colpito che vuoi fare il padre: ebbene fallo: non devi mica chiedere il permesso!

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    35. Cara Cinquantenne, hai colto esattamente il punto, forse perché purtroppo ci sei passata anche tu, forse anche perché chi si interessa di tematiche psicologiche, anche senza essere un professionista, lo fa per capire meglio quello che succede dentro di sè e anche intorno a sé. Io non volevo che mio marito andasse da un terapeuta perché è "malato o matto", ma perché aveva vissuto nel passato recente degli eventi spiacevoli che sicuramente lo avevano turbato. A me quello che fa paura in lui è vedere come non mi riconosca mai un minimo di sincerità. Non crede mai a nulla di quello che dico è faccio, per lui è sempre una falsità, qualcosa che nasconde altro, una manipolazione. Io non ci metto molto a fare due più due e a capire perché giudica noi donne così. Io onestamente non ho trovato una suocera comprensiva, sincera, con cui ogni tanto magari dirsi affettuosamente a vicenda "forse così non va, proviamo a fare in un altro modo". Ma non mi importa, mica sposo la suocera.Ma non accetto che si veda in me una proiezione dei difetti della madre, non mi va che si faccia a pagare a me l'invadenza, la prepotenza, i giochi delle tre tavolette di altre persone. Se non si ha il coraggio di veder gli altri per come sono, se non si tengono in conto i fatti, le prove di affetto e di fiducia concretamente dimostrate da me, per ostinarsi a voler credere alle parole di chi già ti ha dato prova di mentire, o comunque di non essere affidabile, per forza io sono diventata il bersaglio di tutto. Nessuno gli aveva chiesto di rompere coi genitori, ci mancherebbe altro; io però volevo allentare il mio rapporto con lei, non litigare o tagliare i ponti, ma semplicemente "limitare". I fondo non sono io la figlia, mia madre non pretende nulla da lui o da mio cognato, quando ci si vede ci si vede. Le figlie siamo io e mia sorella, e nemmeno noi ci sentiamo in dovere di esaudire tutti i suoi desideri o capricci. A lui non stava bene perché se no la madre avrebbe percepito ostilità. E io invece non ho il diritto di difendermi dalla ostilità della madre? E perché è più importante che la madre non percepisca ostilità, rispetto al MIO disagio di moglie, sposata da poco, per giunta? Io non ho mai proposto a lui di parlarle francamente, perché a mio parere è inutile, è una persona che vuole solo vincere, comandare, non conosce la mediazione, si offendere per tutto. Dovevamo NOI DUE trovare il modo di non lasciare che si intromettesse nella nostra unione di coppia, ma se lui è il primo a mettere davanti a tutto la madre, le sue reazioni e le sue esigenze, come faccio poi a lasciar correre, visto che poi lui, stressato e pressato come è da lei, si sfoga con me, facendomi passare per la strega? Ancora non ha capito che a forza di dargliele vinte la madre pretende sempre di più? E non ha capito che una moglie può essere gentile, disponibile, paziente, ma poi non ce la fa più a sentirsi sempre seconda?

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    36. Vorrei prima rispondere a Cinquantenne disillusa intanto dicendo che io parlo di beni materiali in risposta ad accuse ad essi relativi (leggasi "appropriazione della cucina da parte di mia madre" nel primo post) e aggiungendo che ho compreso perfettamente il senso del fornello da campeggio che però lasciava intendere un ragionamento del tipo: "ormai la cucina l'ha presa lei noi ci arrangiamo lo stesso" che è quanto di più lontano dalla realtà visto che, in un momento problematico, sono comunque riuscito ad ottenere, limitatamente a questo aspetto, un risultato in grado di "arrangiare" il presente e preparare il futuro!

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    37. Io resto allibito dai tuoi tentativi di falsificare la realtà, prendo un esempio su tutti: il tuo avvocato mi scrive la famosa lettera in cui mi intima un incontro entro 8 giorni pena il ricorso alla separazione giudiziale, l'incontro si svolge, ne scaturisce una proposta formalizzata dopodiché il silenzio totale da parte vostra. Trascorrono le settimane, il mio avvocato chiama la prima volta, lo si liquida con un "vi faremo sapere", il tempo inesorabile trascorre ma nessuna risposta (a questo punto, visti i precedenti, ci aspettiamo di tutto), il mio avvocato richiama e finalmente dopo qualche giorno ci fate la grazia di rispondere dicendo che al momento non se ne faceva nulla! Della serie: "La furia francese e la ritirata spagnola!". Non è giusto tenere le persone sulla graticola soprattutto alla luce della delicatezza della situazione e dei contenuti di quella lettera, anche da un punto di vista strettamente professionale è giusto rispondere, magari con un rifiuto ma è giusto rispondere! La tua chiave di lettura di questa vicenda è stata: "Pressavi per ottenere la consensuale", complimenti per il rigiro della frittata degno di Masterchef!

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    38. Vorrei integrare il mio post precedente rivolto a Cinquantenne disillusa:

      lei ha scritto giustamente riguardo alle parole che avrebbe voluto sentirsi dire da suo marito, ebbene, non so se lo ha già letto in uno dei miei post precedenti, ma io, per ben due volte, mi sono sentito dire: "Non ti amo più!". Penso di non dover aggiungere altro!

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    39. A me pare evidente come in tutti i tuoi post non traspaiano né amore, né dolore, né voglia di riprendere la gestione di una cosa sacra che si chiama "matrimonio", ma solo un tentativo di pulirti la coscienza, autoconvincerti che la cattiva sono io così ti sarà più facile non avere rimpianti nel lasciarmi andare al tuo destino, e soprattutto, come sempre, l'obiettivo numero uno: dimostrare a tutto il mondo, in questo caso perfetti sconosciuti che non sanno nemmeno i nostri nomi, che la colpevole non è tua madre, che lei non ha fatto niente, che lei non c'entra e tu sei solo un povero disgraziato che è stato trattato come un criminale. La cucina, tanto per dirne una, è un'altra delle vostre mistificazioni: a me infatti non hai mai detto che per casa nostra ne avresti presa un'altra, ho dovuto sapere solo per caso, dal mobiliere che ha chiamato mia sorella, che aspettavate un nuovo piano di lavoro da mettere in casa dei tuoi genitori. Nessun accenno ad altro, da nessuno. Ora è solo un'altra arrampicata sugli specchi per difendere il vostro modo di agire. E questa casa di cui sproloqui da anni, sono tre anni che si dice che è a disposizione e viene negata. E chi se ne frega di case e cucine, sono solo vostri pretesti per accollare tutte le incombenze, tutte le responsabilità e tutti i problemi a me. Perché ormai siete una triade, e puoi scrivere quello che vuoi quando vuoi, tanto credo che negherai anche di avere lasciato queste parole qui sul blog: i fatti parlano soli, e non è colpa degli amici, delle chiacchiere da bar, di mio padre, della mia terapista e di chissà chi altri. L'unico messaggio che mi hai dato, nei fatti, è questo "ormai hai avuto il contentino del matrimonio e della passerella in abito bianco, ora zitta, arrangiati e sopporta: alle brutte ho sempre la carta dell'annullamento o della separazione, perché i miei genitori sono sempre al primo posto non possono essere eliminati dalla mia vita, ma tu sì".

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    40. Beh, mi pare ovvio ormai che dai tuoi post non trasuda mai né amore, né dolore, né sconforto, ma solo la voglia di dare la colpa a me, così ti sarà più facile sentirti con la coscienza a posto e autoconvincerti che il male ero io, in modo da non provare rimpianti nel lasciarmi andare al tuo destino. Non fai che parlare di una casa che per tre anni è stata solo promessa e mai data, ora con questa, ora con quella scusa, per giustificare il comportamento dei tuoi genitori e costringermi a fare il gioco che fai tu : "non parlo, non vedo, non sento". Poi parli di una cucina nuova per noi che non è mai esistita, di cui non mi è stato mai detto nulla, mettendo in mezzo perfino il mobiliere, che a onor dal vero, si è limitato a comunicare a mia sorella che stavate aspettando il nuovo piano scelto da tua madre per mettere la nostra cucina in casa tua. E non ti accorgi di quanto sia inutile e sterile continuare a parlare non solo di cose materiali, la cui disponibilità peraltro è stata smentita dai fatti, mentre qui l'unica cosa che conta è riflettere sul valore di una cosa sacra come il matrimonio, cercare di mettersi in gioco, costi quello che costi, per recuperare un sentimento, per ridefinire una coppia, al di là di soldi, mobili e affitti, che sono solo sciocchezze a confronto. E soprattutto, da quanto scrivi, emerge il solito tuo obiettivo (poi parli di mie ossessioni?): difendere e discolpare tua madre, anche agli occhi di perfetti sconosciuti come gli utenti anonimi di un blog, che non sanno neppure come ci chiamiamo. A te non importa che il matrimonio fallisca, a te non importa se mi ami o io amo te, ti interessa solo poter dire al mondo (o a te stesso?) che la colpa di quello che è successo non è di tua madre. Come hai fatto per due anni, pretendere di legittimare e giustificare ogni mossa dei tuoi genitori, anche di fronte all'evidenza contraria: altro che applicare la santa giaculatoria che citi sopra. Magari domani negherai anche di essere stato tu a scrivere qua sopra, chissà, se questo servisse allo scopo che ti sta a cuore. Ormai siete una triade, e dove poteva essere il posto e il ruolo per me come moglie, di fronte a questa cellula indivisibile? Nei fatti, il messaggio che mi hai dato è questo "Ormai ti ho dato il contentino del matrimonio e della passerella in abito bianco, ora non hai più niente a pretendere, zitta e sopporta. Alle brutte, ho sempre la carta dell'annullamento o della separazione, perché qualsiasi cosa accada il primo posto ce l'hanno i miei genitori, e loro non possono essere eliminati dalla tua vita, tu sì. E sarà pure colpa tua".

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    41. Inoltre, mi chiedo, ammettendo che tutto quello che dici sia vero, e semplicemente non ci siamo capiti, perché di mezzo c'era tua madre, mia sorella incinta (ci siamo quasi, tra l'altro) e altre persone di cui preoccuparti, perché non mi hai mai detto che "preparavi il futuro"? (Che fosse con la cucina o altro). Perché il tuo avvocato non mi ha mandato a dire che tu eri sulla graticola per il fatto di trovarti separato controvoglia, invece di stare a disquisire, durante gli incontri, di chi si prende il tavolo tot, e perfino l'attaccapanni? Vedi a volte come l'orgoglio e il guardare sempre in difesa degli interessi altrui ci fa perdere per strada? Questo te lo dico per coscienza, nella remota ipotesi che questi tuoi sfoghi qui non siano solo per difendere mamma, ma magari per riuscire a comunicare di nuovo con me, come preludio a un confronto diverso. Ma come faccio a crederci?

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  7. Vi ringrazio per le risposte. Penso che sarà una cicatrice che porterò a vita.

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  8. La mia storia richiederebbe non un libro ma un intera biblioteca. L'ho conosciuto che ero poco più di una bambinetta. Me ne sono innamorata come se fossi la protagonista di un film d'amore struggente. Ho "adottato" lui e tutta la sua famiglia, nel senso che ero disposta a soprassedere su battute pungenti, invadenze inopportune, critiche gratuite e mi sono lasciata "adottare" dai suoi genitori. Trascorrevamo da lui tutte le serata, andavamo anche al cinema tutti insieme, a mangiare la pizza, a trovare i parenti. Ero una ragazza contenta? Si, perchè lo facevo per lui che da sempre è stato molto legato ai genitori e alle sorelle. Sono trascorsi in questo modo mesi e poi anni ... fino al matrimonio. Ogni week wnd a casa della mamma, ogni sera a casa della mamma, "facciamo assaggiare questa torta alla mamma", "ti ha detto così ma che vuoi che sia!... Ovviamente non erano previste le cene dai miei genitori, nè una frequentazione con i miei fratelli, nè inviti a casa mia ddella mia famiglia. Finchè la situazione non è degenerata: in un episodio molto particolare sono diventata bersaglio addirittura di offese gravissime e lui non ha battuto ciglio. Siamo finiti dall'avvocato. E da li è iniziata una crisi matrimoniale di portata inimmaginabile! Ovviamente nessuno mi ha ancora rivolto le proprie scuse!

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  9. Ecco, appunto. Queste storie le raccontano nuore (e anche generi) di tutto il mondo, ma in Italia siamo in numero esponenziale. Possibile che siamo tutti/e invasati, ossessionati, vittime di amici che congiurano per farci vedere il male nelle nostre suocere? Io non credo. E possibile che questi "figli" non riescano a trovare un modo per tenere alla giusta distanza quei genitori assillanti o che non accettano di perdere il primo posto nella loro vita?

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    1. Non so con chi sto parlando. Mi è sembrato di capire che con la voce "anonimo" ci sia una coppia di marito e moglie (anche se confesso di non aver letto tutti i vostri messaggi). La mia storia è frutto di numerosi miei errori: avrei dovuto mettere i paletti da fidanzati e non assecondare tutti gli atteggiamenti dei suoi per "farlo felice". Ingenuamente pensavo fosse un modo per manifestargli il mio amore. Avrei dovuto però imporre che ad un pranzo con i suoi ne corrispondesse uno con i miei (non per ricatto ma proprio per condividere rapporti equilibrati con ambo le parti), non avrei dovuto acconsentire ad estremizzazioni (tipo anche il cinema con i suoceri) e chiedere il suo intervento di fronte alle provocazioni delle sue sorelle da subito! Eravamo insieme da pochi mesi quando una di loro arrivò a criticare apertamente alcune mie amicizie: rimasi in silenzio senza ribattere! Si trattava di persone assolutamente impeccabili (con cui sono tuttora amica) ma anche laddove si fosse trattato di nullafacenti o truffatori o prostitute... che diritto avevano loro di criticare le mie frequentazioni? Non glieli portavo mica in casa! O quella volta in cui la madre osò criticare il mio gusto in fatto di abbigliamento: mi disse che non avevo classe e che pur acquistando abiti costosi, non ero in grado di valorizzarli con il mio portamento! Anche li restai in silenzio ... e anche lui. Vi lascio immaginare dopo il matrimonio! pensavano che casa nostra fosse un'estensione della loro. Mai ricevuta una telefonata di cortesia per annunciare la visita. Mi hanno sorpreso in pigiama, o con la febbe o con ospiti in casa nel bel mezzo di una cena o addirittura nel bel mezzo di una riunione per l'acquisto di un elettrodomestico da cucina (durante la quale la madre disse alla rappresentante, una mia cara amica tra la'altro, che solo chi non era riuscita ad avere successo nella vita, poteva ridursi a vendere casa per casa elettrodomestici)! Tornando indietro la prenderei e la sbatterei fuori di casa con un calcio nel sedere. purtroppo la mia educazione è stata scambiata per atteggiamento remissivo e gli ha portati ad alzare il tiro (arrivando ad offendermi pesantemente) dopo che, testuali parole, avevo "costretto mio marito a sposarsi! Come se si trattasse di un bamboccione privo di neuroni e di materia grigia!

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    2. Cara Nuora Esaurita, a risponderti prima sono stata io, la "moglie". Della tua storia mi ha fatto riflettere il fatto che tu riconosca un tuo errore, lo stesso che ho fatto io: essere troppo gentile e accomodante da subito. A volte certe cose le persone non le fanno con cattiveria, ma semplicemente perché sono "così", che non è una giustificazione, anzi. Però vedendo in noi un atteggiamento che a loro pare remissivo, e passivo, che invece da parte nostra è magari solo un fatto di educazione o di voglia di compiacere il nostro compagno/marito, pian piano aumentano la confidenza, fino a livelli insopportabili. E magari si fanno anche l'idea che se siamo così "sottomesse" è perché siamo convinte di valere poco, di non essere state abbastanza amate, o che le nostre famiglie ci abbiano svendute al migliore offerente come mucche al mercato. Non li sfiora proprio l'idea che una nuora si sente sempre in soggezione a prescindere, naturalmente ci tiene a fare buona impressione, a rendere felice il proprio compagno intrattenendo buoni rapporti con la sua famiglia. Il guaio è che a volte, proprio perché li si è abituati troppo bene prima, al primo segnale di insofferenza diventiamo vittime della caccia alle streghe. Io ripeto, uno i genitori che ha non può cambiarli, ma almeno eviti a chi gli sta vicino di ritrovarseli davanti sempre e comunque. Già è difficile andare d'accordo in due (e io e mio marito ci riuscivamo, eravamo partiti benissimo!), figurati se la famiglia diventa a quattro. Ti dirò, anche dopo i primi dissapori, a me comunque faceva piacere vedere ogni tanto i miei suoceri, erano pur sempre i genitori di mio marito e riuscivo a chiacchierarci, a passarci qualche giornata in tranquillità e anche volentieri, io non sono una persona intollerante, suscettibile e polemica, ma sono umana pure io, e non è detto che debba sempre digerire e sopportare tutto. E mio suocero, a dire il vero, non era invadente, il problema veniva dalla madre, ma mi sembrava di gestirlo abbastanza bene, io non ci ho mai litigato, erano lei e mio marito che volevano sempre di più. Il rapporto sbilanciato infatti è il loro, e ora lo fanno pagare a me.

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    3. Gentile anonima,
      il tuo commento mi ha colpito molto, perchè in molti passaggi riflette la mia storia. Una sconosciuta che da voce ai propri pensieri fa un effetto insolito, anche se non consola sapere che altre persone condividono le proprie spiacevoli vicissitudini. Nella mia famiglia non eravamo diventati 4, ma molti di più visto che la madre gode dell'appoggio delle sue fidi figlie, acide come le sorellastre di Cenerentola. Loro non mi hanno mai trattato come una povera incapace perchè la mia realizzazione professionale non gli dava elementi per puntare il dito su questo: spesso invece, al contrario, mi sembrava di percepire invidia da parte loro di fronte a qualunque piccolo traguardo raggiungessi (sebbene con il sudore della fronte e senza alcun favoritismo).Io sono perfettamente consapevole che queste dinamiche e anche certi sentimenti sono assolutamente umani: anche a me capita di esserne vittima così come riconosco di essere piena di difetti e debolezze. La differenza tra il mio atteggiamento e quello della sua famiglia non verte sul criterio "chi è più bravo" "chi più educato" "chi più imperfetto" ma sulla "capacità di farci qualcosa con la propria imperfezione ... non lasciandola a briglie sciolte pretendendo che il mondo capisca e perdoni"!! Non si può esprimere tutto ciò che ci passa per il cervello, perchè grazie alla Provvidenza si suppone che siamo tutti in grado di applicare dei filtri tra la testa e la bocca! E soprattutto, aggiungo, quando a me capita di sbagliare, ferire, urtare la sensibilità di qualcuno IO CHIEDO SCUSA E FACCIO PASSI INDIETRO PER RIMEDIARE AI MIEI ERRORI. Anche se l'ho fatto senza malevoli intenzioni, anche se non me ne sono resa conto, anche se non riconosco appieno la gravità nel mio comportamento, se l'altro me lo fa notare, IO SONO OBBLIGATA A RIMEDIARE! Soprattutto se si tratta di MIO FIGLIO: perchè per dirla tutta... va bene le provocazioni nei confronti delle nuore da parte di suocere e cognate (potrebbe risolversi tutto in una bolla di sapone) ... ma quando il matrimonio sta per saltare... queste persone non si rendono conto che stanno mancando di rispetto e rovinando la vita innanzitutto ai loro FIGLI /FRATELLI:!!!

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    4. Ti capisco, non si fermano nemmeno quando un matrimonio sta per saltare. E perché dovrebbero? L'importante è che LORO abbiano ragione, l'importante è il loro egocentrismo, la loro presunzione, il loro orgoglio. E non si fermano davanti a un figlio o fratello, in primis perché se costui è asservito o gli fa il cavalier servente a vita, non impareranno mai che esistono dei limiti, e poi perché sono persone a cui non importa niente dell'infelicità altrui, di chiunque sia, purché loro rimangano sul piedistallo. Sei tu nuora che non sei una buona moglie, che non lo ami abbastanza: devi lasciare che lui ti lasci senza un tetto sulla testa, che la festa della mamma conti più di una domenica di spensieratezza con la moglie, che loro sputino su un lavoro che tuo padre gli ha regalato. Così, facendogli il lavaggio del cervello e costringendolo a scegliere tra te e loro, perché tanto sanno che ormai non c'è pericolo, è ben addestrato fin dalla nascita, gli fanno credere anche di avere la coscienza a posto. E loro abboccano, perché l'amore vero,quello che significa sacrificarsi e non voler sempre comandare, in queste famiglie non lo hanno mai conosciuto.

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    5. Hai centrati il punto: si tratta di stabilire chi vince e chi perde.E' tutto un gioco di triangolazioni: la madre e le sorelle "lo tiravano"dalla loro" puntando sui sensi colpa che gli hanno instillato sina dalla culla (le sorelle sono entrambe più grandi). Se il giorno della festa della mamma, visto che lo porti come esempio, non si andava dalla madre Regina ad inchinarsi ai suoi piedi, partivano le recriminazioni per i sei mesi successivi. Un giorno una delle due sorellastre mi "accusò" di non aver fatto gli auguri alla mamma in quell'occasione. rimasi senza parole! Giusto o sbagliato che sia fare gli auguri alla suocera, rivendico la libertà di scegliere come comportarmi visto che non ho 11 anni. Mio marito non li ha mai fatti ai miei genitori, con la buona pace di tutti. Nessuno dei miei fratelli si sarebbe mai sognato di criticarlo per questo come si fa con uno scolaro discolo. ma per quella famiglia, questa mancanza rientra nella mancanza di rispetto, le offese al limite della volgarità che mi hanno rivolto... ovviamente no.

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    6. Esatto! Ma poi si rendono conto di cosa parlano? La Festa della Mamma? Ma siamo di nuovo alle elementari? Sono motivi per rompere un matrimonio? Nemmeno la mia figlioccia di 5 anni arriverebbe a tanto...

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    7. cinquantenne disillusa5 settembre 2014 alle ore 12:39

      Episodi come questo erano all'ordine del giorno a casa mia. Suocera criticava anche la quantità del basilico che mettevo nel sugo, la scelta del medico (perchè ovviamente il suo era più bravo), la scelta dei mobili, le mie amicizie... il problema era che mio marito non frenava le intromissioni. Ad es. se mi avesse detto lui di fare gli auguri per la festa della mamma a sua madre (neach'io ci riuscivo dopo aver perso la mia!) io per lui mi sarei sforzata come moglie di accontentarlo. Ma sentirmi rimproverare dalla madre ad ogni tiro di schioppo, per cose che a mio marito non interessavano, e di fronte alle quali lui restava zitto (senza dire "il sugo di mia moglie a me va bene cosi")... non questo non lo sopportavo...

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    8. A me ferisce anche il fatto che io cercavo di stressarlo il meno possibile, la madre invece non perdeva occasione per disturbarlo. E lo faceva apposta, pur sapendo che lui è un tipo che tende a farsi in quattro per tutti: se ho bisogno ti chiamo, ma se lo faccio per mania di protagonismo e per stare sempre al centro della tua attenzione, sono solo una grande egoista, che si approfitta di te. Ma no, meglio sacrificare una moglie che negare i capriccetti a mammà. E allora tienitela, mammà!

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    9. La madre lo ha sempre trattato come il tuttofare di casa,: c'è da imbiancare "lo fai tu, così i soldi li dò a te"; c'è da aggiustare un problema elettrico "lo fai tu, così i soldi li do a te"; c'è qualcuno da scarrozzare in giro "ci porti tu vero? mica ci manderai da sole, noi donne indifese!. Premetto che trovo assolutamente giusto che un figlio aiuti i genitori man mano che diventano anziani e hanno sempre più bisogno di lui. Diverso è "sfruttare il figlio, senza nessun rispetto per la moglie e per i suoi impegni familiari, solo per avercelo in casa il week end a fare i lavoretti. se non è una questione di soldi chiama pure un operaio no? Perchè trattarlo da ragazzino di bottega a cui dare la paghetta? E' un uomo, ha un buon lavoro e sarebbe giusto che almeno il fine settimana si godesse la propria famiglia (cosa che ovviamente non esclude una visita o un pranzo o un caffe dai genitori! Ma non c' è niente da fare... sono famiglie strane in cui non c' è un sano legame d'appartenenza: hanno bisogno della fisicità, della presenza concreta del congiunto, in un atteggiamento primitivo ed egoistico, che non guarda in faccia i bisogni degli altri.

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    10. Guarda, stai raccontando la mia storia. Con la differenza che lui è figlio unico, quindi tutto pesa solo sulle sue spalle. Se poi si pretendono anche le visitine alle amiche, la scelta del fornetto da cucina....allora tra poco pretenderanno anche di essere portate alle giostre? Sono bambine viziate, non c'è niente da fare, ma se i figli sono sempre al loro servizio, non c'è nulla da fare. Ma almeno i figli/servi abbiano la dignità di non colpevolizzare gli altri.

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    11. Eh ... già! Hai letto l'articolo sulla proiezione? Confesso di non aver afferrato tutto perchè faccio tutt'altro nella vita, ma mi ha aiutato a mettermi in discussione. Mi sono chiesta quanto del rapporto con mio padre ho portato nel mio matrimonio e quanto delle difficoltà irrisolte con le figure della mia vita ho portato nella rivalità con sua madre? Ho alcune risposte, per altre forse dovrei anch'io fare un percorso di psicoterapia, altre risposte non arriveranno mai. Vorrei che anche lui, come me, provasse almeno a cercare le sue. Invece mi sono sentita più volte bersaglio di accuse in cui non mi riconoscevo e di ricatti che invece sono tipici di sua madre!

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    12. A chi lo dici! Hai toccato un punto importante. La proiezione psicologica è un fenomeno molto comune:io notavo che mio marito si sfogava con me ma in realtà era rabbia contro la madre. Faccio psicoterapia, e la mia dottoressa mi ha aiutato a capire quali fossero, a mia volta, i problemi irrisolti con la mia famiglia che potevano ostacolare non solo il mio matrimonio, ma anche in generale il mio percorso di vita. E in effetti mi sono resa conto di tante cose, e tirandole fuori avevo migliorato anche il mio approccio con mio marito, mi era più facile affrontare i problemi. Anche io avevo le mie difficoltà e le mie "proiezioni". Però io mi metto in discussione, cerco il compromesso, provo a trovare altre strade. Mia suocera no. Per cui a me bastava allentare i rapporti con lei, l'importante era che mio marito fosse sufficientemente autonomo a sua volta e riconoscesse questo mio disagio senza forzarmi a fare come se il problema non ci fosse. C'era. E lui lo sa. Dovevamo solo trovare una linea d'azione che tenesse conto dei desideri di tutti e due. Non doveva vincere né lui, né io, né la suocera. In medio stat virtus. Ma lui purtroppo doveva gestire le lamentele della madre, la maggior parte delle volte non era nemmeno lui a pretendere certe cose da me, semplicemente faceva da portavoce delle esigenze di mia suocera. Lui è abituato a lei, quello che per loro è normale per me non lo è, fino a un certo punto mi posso adattare, poi no. Se questo percorso terapeutico avesse fatto anche lui, credo che in breve tempo avremmo risolto anche la questione "suocera". Perché magari lui avrebbe capito cosa lo spingeva a essere sempre così disponibile verso di lei, perché era fondamentale accontentarla anche a discapito della nostra serenità, e rendersi conto di quando era giusto farlo e quando invece no. Il lavoro su sé stessi è una scelta di vita. Lo psicologo non è un giudice che deve stabilire chi è colpevole, o un avvocato che deve portare avanti le tue tesi. Ti aiuta, se lo vuoi, a capire te stesso, a prendere le tue decisioni eliminando o correggendo o ridefinendo le zavorre, i conflitti più o meno inconsci, il tuo rapporto con le tue paure. In una coppia, quello che conta è voler stare insieme. Se lo si vuole, tutto si risolve. Non esiste il "troppo tardi" se ci si ama. Semmai, ci possono essere i periodi di crisi, anche forti, in cui una momentanea separazione non deve essere preludio a un divorzio o significare mancanza di amore; ma costituire un momento in cui, lontano dai litigi sterili e ripetuti sugli stessi argomenti, in cui ognuno si irrigidisce sulla propria posizione, magari si riflette a mente fredda e si trova una soluzione. L'importante è volerlo.

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    13. Cara anonima, seguo gli interventi tuoi e di tuo marito da giorni. Ho evitato di intervenite per delicatezza, anche se lo avete fatto nel totale anonimato, avete riscaldato così tanto i'atmosfera che avevo l'impressione di spiare dal buco della serratura. Questa volta cedo, perchè il tuo ultimo commento mi ha lasciato a bocca aperta. se avessi voluto dare voce ai miei pensieri, non avresti potuto fare di meglio. E' triste leggere di tante storie una uguale all'altra, è fondamentale potersi confrontare. L'articolo sulla proiezione della dottoressa (mi dispiace che non scriva il suo nome visto che altri, con prodotti meno affascinanti e stimolanti, si auto-promuovono nel web come se fossero i nuovi Freud del secolo in corso) l'ho letto diverse volte perchè mi incoraggia con parole semplici ad approfondire quell'Ombra che possediamo tutti. Quel "dark side of the moon," per dirla con le parole di chi la sapeva lunga,che è parte integrante dell'essere umano. Anch'io ho cercato di passarla ai raggi X grazie all'aiuto della psicoterapia ed anche nel mio caso, l'esperienza è frutto del rifiuto di mio marito di andarci insieme e portare anche la sua, con coraggio e virilità. Ho fatto un percorso breve che mi ha permesso anche di consapevolizzare "le mie proiezioni" sul mondo, il perchè fossi intollerante di fronte a certi atteggiamenti comuni, dove affondavano le radici delle mie principali difficoltà, la natura del rapporto con le figure maschili della mia vita e non ultimo anche alcuni tratti di "dipendenza affettiva" che mi avevano impedito, di fronte ai primi segnali, di fuggire lontano. Sottoscrivo ciò che hai detto, perchè mettersi in discussione è la base per migliorarsi e per evitare di incasinare le vite degli altri.

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    14. Cara Morettina, è proprio così, finché non accettiamo l'esistenza della nostra Ombra, vedremo sempre le ombre degli altri, rivestendole di significati che magari non sono quelli veri. E tutto si complica. Non so perché tanti mariti siano così riluttanti a seguire un percorso terapeutico, magari di coppia, ma ho notato che anche alcuni sacerdoti più illuminati, per chi è credente, consigliano questa strada, almeno questa è stata la mia esperienza. Forse questi compagni e mariti hanno paura che un terapista possa fare emergere realtà, vissuti personali e problemi che loro non vogliono portare alla luce. O hanno paura che l'esito della terapia sia essere abbandonati dall'altro perché lo psicologo "gli ha fatto il lavaggio del cervello". E ignorano quanto sia più potente l'influenza esercitata dalle famiglie, davanti alle quali gli sembra più facile ribellarsi, perché fai la sceneggiata, urli, sbatti la porta, ma che poi ti vincolano molto di più, per sensi di colpa, abitudini, manipolazioni più o meno consapevoli che uno psicologo, in quanto estraneo, non può invece usare contro di loro, e nemmeno lo vorrebbe, perché non ha un altro movente, non deve tutelare lo status quo, non è direttamente coinvolto se non a livello professionale. Però, certo, tutto parte da noi: se noi non sentiamo di volere o dovere cambiare qualcosa di noi stessi, non ci sono né sacerdoti, né amici, né psicologi che tengano.

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    15. Sta tutto nella disponibilità a mettersi in gioco, è vero. Non so se è una questione di genere il fatto che gli uomini generalmente siano meno pronti a farlo. Di fatto, a pensarci neppure le loro madri sono disposte a farlo, nonostante siano donne. Forse dipende solo dal carattere. Mia suocera è sempre stata rigida e ostile con tutti. non ama che qualcuno metta in discussione le sue affermazioni come se fosse Dio interra. Chi la pensa diversamente da lei, "non capisce niente" e per questo attacca briga con tutti. Che gli andasse mai bene qualcuno: "quella è troppo tirchia, quella troppo volgare, quella troppo sciatta, quella troppo fissata, quella troppo sempliciotta!" Il suo difetto invece è quello di non averne nessuno.

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    16. Cinquantenne disillusa11 settembre 2014 alle ore 12:04

      Invece, cara nuoraesaurita io penso che sia questione di genere e culturale. All'estero le madri mandano fuori di casa i figli alla viglia dei 18 anni. In Italia i figli maschi ritornano in famiglia dopo separazioni e divorzi a 40 anni! Anzichè prendere un monolocale e passare le serate a riflettere sugli errori per i quli sono stati lasciati!

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    17. Concordo, qua è anche un fatto culturale. Io non dubito che anche all'estero ci siano persone che, dopo una separazione, tornino temporaneamente a vivere con i genitori, ma si tratta di un periodo, per avere il tempo necessario di riorganizzarsi, di sistemare tante cose, magari di cercare una nuova casa. Invece qui da noi 9 volte su 10 la famiglia è il guscio dove ritornare a vita, e da dove in fondo non si è mai davvero usciti.

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  10. Era tenero, dolce e comprensivo: me ne sono innamorata follemente dopo pochissimo tempo. Dopo sei mesi di relazione mi ha presentato ai suoi e lì sono iniziati i problemi. Le serate a casa sua sul divano con i suoi; le passeggiate il sabato pomeriggio con sua madre al sedile del passeggero e io dietro; il Natale con i suoi; il Santo Stefano con i suoi; i "non dovremmo frequentare quella comitiva, a mia madre nonpiace", "compra quest'abito perchè è del colore preferito di mia madre", "mia madre non vede l'ora di avere un nipotino da crescere"! Sono scappata a gambe levate e lui non ha provato neppure a chiedere spiegazioni. Evidentemente la mamma non gli ha dato il pemesso!!

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