sabato 15 febbraio 2014

Tutta colpa del Principe Azzurro. Dall'Innamoramento all'Amore.



"In principio fu Terence. Bavero alzato sotto i lunghi capelli neri: ribelli e anticonformisti almeno quanto quel suo modo di stringere la sigaretta tra le dita. Con il suo sguardo enigmatico e la sua aristocratica spavalderia, era capace di leggendarie promesse d’amore e sorrisi conturbanti. Affascinante, misterioso e irriverente. Sognavi di diventare una “signorina tutte lentiggini” ignara di quanti guai ti avrebbe portato in futuro quella "sindrome da crocerossina" che andava emergendo.
Più avanti è arrivato Edward con il suo cavallo bianco, le rose e la spada sguainata verso il cielo dando nuova linfa alle tue aspirazioni di moderna Cenerentola: una pretty woman in procinto di essere salvata dalle bruttezze del mondo ed essere condotta nel castello dorato. Hai consumato la VHS, trascorrendo interi pomeriggi in attesa di quel bacio proibito che avrebbe cambiato tutto. Inchiodata allo schermo fino ad imparare tutte le battute a memoria, fino a convincerti che sarebbe potuto accadere anche a te: perché quando aneli da una vita di essere salvata dalla torre in cui ti hanno imprigionato, pensi semplicemente di meritartelo. 
Poi venne il turno di Dylan: bello, tenebroso e passionale. Hai trascorso l’adolescenza tappezzando le pareti della tua camera con la sua aria da rubacuori. Ti sei abbandonata a Morfeo augurandoti di incontrarlo nel mondo onirico e ti sei risvegliata per mesi pensando a quanto fosse sensuale quel sopracciglio un po’ altero un po’ maledetto. Un bad boy dalle mille sfaccettature, complesso, inafferrabile e perciò dannatamente irresistibile. 
Intanto passavano gli anni, si susseguivano gli incontri con sedicenti Principi Azzurri ipocondriaci, egocentrici, ossessivi, imbranati al punto da non riuscire a procurarsi un buon navigatore per non mancare il primo appuntamento. Finché, improvvisamente, ti accorgesti che "il tuo Principe" era proprio lì davanti a te: anche se era arrivato a piedi, se tra le mani stringeva la cartina di un’altra città e se l’affanno gli impediva di chiederti scusa per il ritardo. Osservavi il mantello un po’ sgualcito e ti dicevi che era sbiadito solo a causa di un cattivo lavaggio. 
Quel giorno capivi che per la tua salvezza non avevi bisogno né di parole messe in rima, né di promesse fasulle, né di scenari fiabeschi. Ti sentivi una Donna consapevole della propria sfera istintiva e dei propri demoni interiori. Autonoma, indipendente, disincantata e per questo forse inizialmente anche un po’ arrabbiata. 
E così … senza magia e senza incantesimi abbandonavi il mito del Principe Azzurro e imparavi ad amare quell'Uomo che più di chiunque altro è capace di camminarti accanto: facendo un passo avanti quando hai bisogno che qualcuno con sicurezza ti indichi la via e restando un passo indietro quando hai voglia di fallire da sola. Un Uomo che sbaglia ma sa assumersi le proprie responsabilità; cade ma si rialza senza lamentarsi del ginocchio sbucciato; ha incertezze e qualche conflitto emotivo irrisolto ma non si nasconde dietro un padre assente o una madre possessiva ed egoista per legittimarli. Non ti importa se non ha né il cavallo bianco né il mantello azzurro: lo ami per quello che è, anche se gira in monovolume e indossa un cardigan celestino pallido." 

INNAMORAMENTO E IDEALIZZAZIONE

Ogni incontro è costellato da una miriade di aspettative. All'inizio di una relazione tendiamo a proiettare sull'altra persona tutti i nostri desideri. Cerchiamo nell'altro quell'immagine interna che nel tempo ci siamo costruiti del partner. Impostiamo il rapporto sulla base delle reciproche attese e tendiamo a riproporre gli schemi comportamentali che ci sono familiari, finalizzati a realizzarle. 
Questo gioco di identificazioni proiettive incrociate dà anche l’illusione di poter prevedere le reazioni del partner. E’ la cosiddetta fase dell’idealizzazione: quella in cui, complice anche la maggiore produzione di endorfine da parte del cervello, ci ostiniamo a sminuire i difetti dell’altro, ad amplificare i suoi pregi, ad interpretare i suoi comportamenti nel modo a noi più congeniale. In questa fase iniziale, è come se si fosse incapaci di rapportarsi con chi ci sta accanto per quello che l'altro sta dimostrando realmente di essere e ci si confrontasse con un partner ideale, quello che per anni abbiamo plasmato nella nostra mente, capace di soddisfare pienamente i nostri bisogni e le nostre aspirazioni. Restare bloccati in questa dimensione quasi mai si rivela vincente; crea anzi i presupposti per un’evoluzione della relazione in termini disfunzionali. Idealizzare l’altro oltre l’iniziale fase di innamoramento, infatti, impedisce di conoscerlo veramente e talvolta, spinge in uno stato angoscioso legato al timore di essere abbandonati; sentimenti di questa natura, spesso si coniugano con pensieri ossessivi e strategie di controllo del partner. Un amore di questo tipo a lungo andare non può che impedire la crescita e la maturazione del rapporto e condurre i partner ad uno stato di insoddisfazione e sofferenza. 
Dall'amore idealizzato all'amore condiviso 
Il trascorrere del tempo, impone alla coppia un vero e proprio mutamento. E’ necessario che la relazione superi il legame fondato sulle rispettive idealizzazioni dell’altro e che ciascuno faccia i conti con il principio di realtà.  
In questa fase è importante confrontarsi con i limiti del partner, con le sue fragilità e con le sue debolezze. E’ necessario imparare a riconoscere l’esistenza dell’altro come qualcosa di separato da se stessi per accedere ad un intimità appagante sul piano emotivo e affettivo, erotico e sessuale. 
E’ indispensabile che entrambi i partner si impegnino in questa manovra perché solo a partire da questo presupposto, è possibile relegare al mondo fantasmatico i propri desideri infantili ed il senso di onnipotenza che li accompagna e gettare delle solide basi per edificare un rapporto saldo e capace di resistere alle future fisiologiche crisi che il ciclo di vita (individuale e di coppia) inevitabilmente imporrà. 
Mutare la dinamica del rapporto consente ai partner di adottare meccanismi più evoluti di quelli iniziali e di negoziare nuove regole, ponendo le basi per la sopravvivenza della relazione e aumentando il senso di sicurezza reciproco. In questo periodo, in alcuni casi, una crisi transitoria del rapporto o addirittura una temporanea separazione, potrebbe paradossalmente rappresentare un efficace tentativo di adattarsi in modo più funzionale al cambiamento in corso. E’ proprio confrontandosi in uno “spazio reale”, infatti, che la coppia consolida il senso di appartenenza, sviluppa la reciprocità e stipula il proprio “contratto”, costituito da un insieme regole condivise (per lo più implicite) che interessano anche la gestione del conflitto, i confini della coppia e la comunicazione tra i partner. Attraversare questa fase di transizione con le giuste prerogative consente di sperimentare l’altro per quello che è in realtà, superando il processo di idealizzazione e consentendo un’evoluzione matura della relazione.  
Perché, se non vi è nulla di male nel voler ricercare nell'altro il nostro ideale, l’”Azzurro” delle fiabe, volerlo trovare a tutti i costi ci bloccherebbe (o ci riporterebbe) in una dimensione infantile assolutamente deleteria per il buon esito della relazione, impedendoci di imparare ad apprezzare tutte le sfumature che l’altro ci propone. 

4 commenti:

  1. Cinquantenne disillusa3 marzo 2014 alle ore 12:56

    Ho creduto per una vita nel principe azzurro. Ho collezionato tanti di quei fallimenti che questo sito non basterebbe per raccontarli tutti. A cinquantanni ho trovato uno sc...amico. Lo incontro il fine settimana e mi fa sentire felice per un'ora. Torno a casa mia appagata senza mantelli da lavare nè sterchi di cavallo da raccogliere! E vissero felici e contenti. Bel sito. Ti seguirò.

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    1. L'importante è trovare il proprio equilibrio. Grazie per i complimenti: cercherò di non deluderti. A presto.

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  2. Ciao. Sto con Marco da due anni, eravamo compagni di classe. Dopo un anno mi ha presentata ai suoi e mi sono sentita da subito sotto esame. Ora lui pretende che la domenica mangiamo a casa sua e non una a casa sua e una dai miei come piacerebbe a me. Quando sono li nonostante mi do da fare, lavo i piatti e aiuto a sparecchiare, sua madre mi riprende sempre: l'ultima volta mi ha detto che non avevo strofinato abbastanza il fondo della pentola! Lui la giustifica dicendo che mi tratta come una figlia altrimenti non si sarebbe permessa di dirmelo. A me questa spiegazione mi irrita, vorrei che mi trattasse come la fidanzata del figlio e non come sua figlia! Ci pensa mia madre a insegnarmi come strofinare le pentole!

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    1. Ciao Alessia, in questi casi esprimere il tuo disagio in modo chiaro e sincero al tuo ragazzo è il modo migliore per negoziare e condividere soluzioni nuove. Evitare di farlo per il quieto vivere non può che amplificare la tua sensazione di essere "sotto esame": un vissuto che, prima o poi, ti porterebbe ad "esplodere", come una pentola a pressione, generando conflitti, o addirittura rotture insanabili con tutte le conseguenze negative che ne potrebbero derivare per la serenità della vostra coppia. Buona fortuna!.

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