lunedì 24 febbraio 2014

A letto con il nemico. Il Manipolatore Affettivo


Sai amore…pensavo…ormai siamo insieme da cinque anni, forse è il momento di consolidare il nostro rapporto. 

In che senso? Cosa intendi dire esattamente? 

Beh, ormai entrambi abbiamo concluso gli studi e siamo riusciti a trovare un’occupazione gratificante ed economicamente soddisfacente. Non è emerso anche in te il bisogno di progettare una vita insieme? D’altra parte anche tu, in passato, avevi espresso il desiderio di vivere con me non appena avessimo raggiunto una stabilità economica.

Spiegati meglio: mi stai parlando di matrimonio? 

Beh, si. Se non te la senti di fare questo passo, magari si potrebbe progettare anche un percorso di convivenza che ci aiuti a conoscerci meglio e a farci scegliere il matrimonio come un’alternativa consapevole. Eri stato tu stesso a propormelo, ricordi? 

Ho l'impressione che tu mi stia obbligando ad una scelta! E anche che voglia mandare all'aria la serata! 

No amore! Di che parli? Ti sto solo dicendo che mi piacerebbe vivere con te; che non sopporto più di vederti solo poche ore a settimana, barcamenandomi tra i mille impegni quotidiani. Ho voglia di viverti fino in fondo, di addormentarmi accanto a te e di abbracciarti al risveglio. 

Quindi, in sostanza, mi stai dicendo che se non ti sposo mi lasci? 

Ma no amore! Ti ho appena detto che ho voglia di costruire un nido con te. Qualunque cosa voglia dire. Potremmo anche solo andare a convivere. Lasciarti è l'ultima cosa che mi salterebbe in mente! 

Però, se non accettassi almeno di andare a convivere, il nostro rapporto non avrebbe futuro. 

Perché continui a parlare di separazione? Ti sto solo esprimendo i miei nuovi bisogni chiedendoti di fare altrettanto, con la stessa chiarezza. 

Certo. Solo che se i miei bisogni non coincidessero con i tuoi, a tuo parere sarebbero sbagliati. 

Non l'ho mai pensato! Semplicemente sarei felice se li condividessi e se volessi costruire con me un rapporto più importante. Ma se non ne senti l’esigenza, rispetterò i tuoi tempi. 

Certo, perché io sarei sempre due passi indietro rispetto a te, vero? 

Ognuno ha i suoi tempi, ne sono perfettamente consapevole; non oserei mai definire giuste le mie nuove esigenze e liquidare la tua posizione come se fosse frutto di un atteggiamento immaturo o infantile. Mi sto solo sforzando di comunicarti la forza dei sentimenti che nutro nei tuoi confronti: con te sto bene e non riuscirei più ad immaginarmi con nessun’altra persona che non sia tu. Mi piacerebbe potertelo dimostrare tutti i giorni. 

Quindi vorresti dire che se solo ora non intendessi metter su famiglia con te, non avresti la certezza dell’autenticità delle mie intenzioni né della natura dei miei sentimenti? Cosa è diventato il matrimonio: una prova d’amore? E’ ridicolo! Anzi, tu sei ridicola! Incredibilmente ridicola! 

Amore io non ho mai nutrito dubbi sulla bontà dei tuoi sentimenti nei miei confronti. Vivere insieme rappresenterebbe il coronamento di un rapporto maturo e consolidato, di certo non la conferma dei reciproci sentimenti. Pertanto è fondamentale che a volerlo si sia in due. E nessuno può costringere l’altro. Perché ti arrabbi? 

Sei tu che fai di tutto per farmi arrabbiare! Lo so cosa intendi quando fai questi discorsi: ora stabilirai un intervallo di tempo in cui dovrò necessariamente condividere le tue nuove esigenze altrimenti ne prenderai atto e chissà cosa potrà accadere. Ecco, lo sapevo: hai avuto la capacità di mandare all'aria anche questa serata! Chissà chi ti sta mettendo in testa queste storie! 

Mi dispiace di averti fatto arrabbiare! Ti giuro che non parlo con nessuno della nostra vita privata! Scusa se ho affrontato la questione, non tornerò più sull'argomento almeno fino a quando non sarai tu a volerne riparlare. 

Ovviamente come al solito sei tu che decidi come e quando aprire una conversazione e se e perché interromperla! Ho ancora qualcosa da aggiungere. Io non ti sto dicendo che non voglio venire a vivere con te o che non intenda sposarti!

AMORE O MANIPOLAZIONE AFFETTIVA?

Vi capita spesso di pensare (o di dire) “continua a mettermi in bocca parole che non ho mai detto!” oppure “intendevo tutt'altro, come avrà fatto a fraintendermi?” o, ancora peggio “cosa avrò mai fatto IO per essere fraintesa?”. Nel rapportarvi con il (la) partner vi sentite spesso preda di un vissuto di umiliazione, inutilità, disistima? Succede di frequente che le vostre conversazioni si concludano con un atteggiamento remissivo da parte vostra di fronte ad ingiustificate accuse e recriminazioni di varia natura? Quante volte vi capita di chiedere scusa al partner anche in circostanze in cui siete certi di non averlo ferito e di esservi limitati ad esprimere i vostri bisogni affettivi? Vi sentite spesso disorientati di fronte ai suoi atteggiamenti contraddittori (vi chiede di sposarvi per poi accusarvi di volerlo mettere alle strette quando siete voi a parlare di matrimonio, salvo concludere la conversazione con l'intenzione di volervi portare all'altare)?
Ebbene, probabilmente siete incappati nella rete della manipolazione affettivaFestinger ne ha analizzato tre componenti, tutte connesse alle strategie di controllo di un individuo sul partner: controllo del comportamento (quello che l'altro indossa, gli interessi sportivi, il modo di esprimersi…), dell’area emotiva (soprattutto attraverso l’induzione del senso di colpa) e di quella cognitiva (giungendo ad influenzare scelte e decisioni del partner).

Il Manipolatore Affettivo. Tracciamo un Identikit

Il manipolatore affettivo è un individuo con marcati tratti di narcisismo perverso o patologico, egocentrismo, autoreferenzialità. Non riconosce o nega i bisogni dell’altro (negando di negarli) ed è incapace di manifestare i propri in modo sano e funzionale. Agisce prevalentemente mosso dal desiderio di perseguire i propri scopi e a tal fine fa un uso strumentale dell’altro, frequentemente attraverso la critica negativa, la svalutazione, la dis-conferma, il ricatto affettivo, l’induzione al senso di colpa, la vittimizzazione.
Se nelle fasi iniziali della relazione è capace di travolgenti slanci affettivi e di fiabesche promesse d’amore, con il protrarsi del rapporto, mostra disimpegno e indifferenza nei confronti del partner e atteggiamenti di controllo sempre più marcati. Se costretto al confronto su queste tematiche, può assumere atteggiamenti denigranti, svalutanti e francamente aggressivi nei confronti dell’altro. 
Confrontarsi sul piano emotivo, infatti, implicherebbe, da un lato, il far venire meno delle strategie di controllo e possessività sul partner, dall'altro, il contatto con una dimensione emotiva a lui sconosciuta. Per questi motivi, man mano che il rapporto prosegue, il manipolatore affettivo sottopone l’altro a continue mortificazioni e umiliazioni, nonché a vere e proprie prevaricazioni finalizzate ad alimentare la propria autostima e il proprio potere all'interno della relazione.
Dal punto di vista strettamente comunicativo tende sistematicamente a ribaltare il significato del messaggio (nell'esempio sopra riportato interpreta la legittima espressione del desiderio di vivere insieme, come un aut aut), a reprimere ogni tentativo dell’interlocutore di chiarire il contenuto della propria comunicazione (colpevolizzando l’altro fino al punto di farlo sentire in dovere di chiedere scusa) e a creare situazioni paradossali (nella vignetta introduttiva rivendica il diritto di avere l’ultima parola per dire che detesta che sia sempre l’interlocutore a chiudere per ultimo la conversazione!).  

Dipendenza Affettiva: la controparte della Manipolazione Affettiva

Le strategie del manipolatore affettivo generano nel partner sensi di colpa e di inadeguatezza, confusione e smarrimento, spingendolo nella spirale perversa della dipendenza affettiva, ovvero dell'incapacità di sottrarsi ad una relazione vuota e insoddisfacente, costellata da attese deluse e desideri inappagati. Chi ha una dipendenza affettiva tende ad annullare ogni interesse individuale e ogni bisogno personale a favore di quelli del partner e della coppia; si convince di non poter vivere senza il partner e si comporta in modo da evitare una possibile rottura della relazione. A questo scopo subisce tradimenti e umiliazioni, si attribuisce colpe che non ha e si pone spesso in una posizione remissiva.
Relazioni di questo tipo implicano inevitabilmente una complicità (inconscia) di entrambi i partner. Si tratta di rapporti costituitisi su modalità relazionali specifiche che divengono automatiche e che tendono ad essere riproposte come in un interminabile circolo vizioso. Una spirale negativa che spesso può essere interrotta solo con l'intervento di un valido aiuto professionale esterno. Il supporto di un professionista può sostenere la coppia nel mobilitare tutte le proprie risorse oppure guidarla nel percorso verso la separazione; in entrambi i casi, l'esperto, può aiutare entrambi i partner a riflettere sul proprio contributo alla dinamica della coppia e all'eventuale fallimento relazionale.

16 commenti:

  1. Quando l'ho conosciuto ero una ragazzina. Non potevo neppure sospettare quello che mi aspettava. Era gentile e generoso. mi riempiva di complimenti e di regali. Dopo due mesi da favola, Si rivelò una persona profondamente diversa: Mi umiliava davanti a tutti. Diceva che non lo meritavo perché lui era bello e professionalmente stimato mentre i miei non potevano permettersi di pagarmi gli studi. Mi ha tradita e ingannata. Era un bugiardo patologico e ha distrutto la mia autostima. Grazie per lo sfogo: sono passati parecchi anni ma non ho ancora dimenticato il dolore che mi ha causato.

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    1. Smiles scriveva "Impariamo la saggezza molto più dai nostri sbagli che dai nostri successi. Scopriamo ciò che è giusto trovando ciò che non lo è e probabilmente chi non ha mai fatto errori non ha mai scoperto nulla". In bocca al lupo per il tuo futuro.

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  2. La conversazione che lei riporta l'ho vissuta mille volte. Mi ha chiesto di sposarlo dopo pochi giorni dal nostro primo appuntamento; poi ha ritrattato dicendo che aveva cambiato idea per colpa del mio carattere che non gli ispirava fiducia. Dopo due anni di promesse e passi indietro, ho scoperto che invece aveva una relazione parallela con una sua collega: un classico! L'ho perdonato: non mi chieda il perché! Lo amavo ed ero disposta a perdonargli tutto e a farmi calpestare la dignità. Forse ero solo masochista. Mi ha costretto ad allontanarmi dalla famiglia e dalle amiche perché diceva che mi influenzavano negativamente e volevano boicottare il nostro rapporto per invidia. Cancellava i nomi maschili dalla rubrica del telefono: era geloso e possessivo. Se minacciavo di lasciarlo, giurava che sarebbe cambiato; iniziava a riempirmi di regali ed sms romantici. Dopo una settimana ricominciava tutto peggio di prima. Era dott. Jekill e mr Hide. Un giorno è arrivato ad alzarmi le mani: ho capito che avevo toccato il fondo. Ho raccontato tutto alla mia famiglia e ho chiesto aiuto ad uno specialista. Mi ha salvata: ho capito quello che non andava in me e ho riconquistato l'autostima che forse non avevo mai avuto. Non smetterò mai di essergli grata. Consiglio a tutte le vittime di "uomini" così di liberarsene imparando ad amare se stesse.

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    1. Il dolore che hai vissuto traspare pienamente dalle tue parole. Spesso, come nel tuo caso, rivolgersi ad uno specialista è il modo migliore per comprendere ed elaborare l'esperienza vissuta e riorganizzare al meglio la propria vita. Riconquistare l'autostima è il primo passo per individuare nuove direzioni/soluzioni. Grazie per aver condiviso un periodo così duro della tua vita.

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  3. Mi offendeva continuamente. E durata due anni. Mi a obbligata pure a lasciare il lavoro in un supermercato perché era geloso del direttore. Mi a portata a vivere nella sua città con sua madre che mi trattava da serva e non voleva che sentivo la mia famiglia. Io ero arrivata in Italia da poco e volevo qualcuno che mi aiutava e mi proteggeva. Invece lui mi a solo tolta la serenità.

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    1. Spesso situazioni difficili e dolorose come quella descritta, si cronicizzano ulteriormente quando non si può usufruire dell'appoggio della propria famiglia d'origine o comunque di una rete sociale capace di sostituirla. Il fatto di essere riuscita a chiudere un rapporto di questo tipo, pur non potendo contare sull'aiuto dei tuoi familiari, ti deve rendere ancora più orgogliosa di te stessa. In bocca al lupo.

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    2. Grazie per la risposta. Non avevo i familiari vicini ma per fortuna alcune amiche mi hanno aiutata. In questi casi l'unica soluzione e lasciarli.

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    3. Ciao e bentornata. L'importante è che tu senta di aver fatto la scelta giusta! Grazie per la visita. A presto.

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    4. E' vero Psiche quando non puoi contare sulla tua famiglia d'origine che ti faccia da scudo è ancora più difficile uscire da queste situazioni. Ho letto l'articolo sulla dipendenza dalla famiglia di origine. Racconta la storia di mio padre e di quella donna malvagia di sua madre. mia madre ha dovuto sopportare che la suocera decidesse anche il pranzo e mio padre non le consentiva neppure di contraddirla perchè per lui quella donna era sacra e qualunque cosa dicesse era verità divina. Ho bruttissimi ricordi che penso abbiano inciso molto sulla mie difficoltà ad aver un rapporto di coppia sano ed equilibrato.

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  4. Ci sto ancora dentro. Da tre anni mi sta rovinando l'esistenza. Non ho il coraggio di lasciarlo perché mi minaccia. So che e pericoloso, perché già in passato mi a usato violenza. Ho paura di finire male.

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    1. Quando un rapporto degenera nella violenza fisica, non si può e non si deve definire "d'amore". C'è solo una strada da imboccare e credo tu già la conosca. Ti invito a riprendere in mano la tua vita, uscendo dalla spirale "forse è colpa mia/riuscirò a cambiarlo/mi ha chiesto un'altra possibilità e mi sembrava sincero/forse è la volta buona". Non sarà mai la volta buona. In bocca al lupo

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  5. Non auguro a nessuno di incontrare uno così. Io non sono ancora uscita da tunnel...

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    1. Ti capisco. Purtroppo c'è anche una ragione del perchè noi gli consentiamo di fare quello che vogliono. io ho sempre avuto una bassa autostima. Per mio padre non ero mai abbastanza brava neppure quando gli portavo dieci in pagella. Mi criticava sempre perchè avrebbe preferito un figlio maschio. Mia madre era remissiva, soggiogata da lui e dalla sua famiglia di origine. Lei era orfana e non poteva separarsi perchè mio padre non le ha mai permesso di lavorare e di essere economicamente autonoma.Ho avuto un modello femminile privo di spina dorsale e uno maschile autoritario e rigido. Non potevo non incappare in uno st.. in cerca di un bersaglio su cui riversare tutte le proprie frustrazioni. Mi colpevolizzo e mi odio per averglielo permesso e per non riuscire a recidere questo cappio al collo!

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  6. Non potere buttare così l'unica vita che avete...vivere nell'ansia e annullarsi non è vira e questi orchi peggiorano col tempo. Mettete la vostra vita nelle vostre mani e solo nelle vostre... chiedete aiuto alla vostra famiglia e se necessario alle forze dell'ordine, infondo sono dei vigliacchi e lo dimostrano continuamente, molti vivono d'apparenza, io sono stata in questa situazione ma ho deciso di vivere, quando l'orco mi ha fatto stalking mi sono rivolta a chi di dovere e oggi vivo una vita serena. All'inizio è difficile resistere ai suoi soliti tentativi di riaggancio (leggete le tecniche di riaggancio del dott. Secci, sono importantissime da riconoscere) ma è necessario farlo perché sappiamo che sono tutte scemate le cose che dicono, le solite bugie aggiunte a tutte le schifezze che raccontano ogni giorno, andrà sempre peggio! Salvatevi... dall'altra parte si respira... c'è la vita!

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    1. Io ancora non ce la faccio. Leggere storie do chi come te ce l'ha fatta mi da speranza. Spero un giorno di poter passare "dall'altra parte!

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    2. Serve coraggio e forza di volontà per mettersi in discussione. Addossare tutta la colpa all'altro non ci aiuta!

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